(...) Grimm [1] lavorava in pieno accordo col deputato di Torino, Morgari [2], segretario del gruppo socialista del Parlamento romano. Il partito italiano, sopravvissuto a numerose crisi "epuratrici", dopo essersi liberato dall'ala riformista e dai massoni socialisti, sin dall'inizio delle ostilità aveva assunto una posizione completamente diversa da quella del socialismo tedesco e francese. Finché l'Italia non si fu liberata del problema della Triplice, i socialisti condussero una violenta campagna a favore della neutralità, lottando contro il pericolo di un intervento al fianco degli Imperi centrali. In quel periodo, il socialismo, opponendo un'accanita resistenza al semiufficiale, semisocialista Sudekum [3], si era attirato le lodi della stampa francese. Ma a partire dal momento in cui si manifestarono chiaramente i sintomi di un'entrata in guerra dell'Italia dalla parte degli Alleati, e l'ex redattore-capo del giornale L'Avanti!, Mussolini [4] -grazie indubbiamente al denaro del governo francese- mise il proprio giornale a disposizione della propaganda in favore della guerra, da allora, l'"atteggiamento di neutralità" assunto dai socialisti italiani divenne oggetto, in Francia, delle più aspre critiche. Il partito italiano si mise allora alla ricerca di possibili alleati negli altri paesi, e Morgari, su ordine del Comitato Centrale, si recò due volte in Francia e in Inghilterra, per preparare una conferenza internazionale.
Ho incontrato Morgari a Parigi e una volta ci siamo recati insieme a Le Havre. Il deputato di Torino era l'antitesi di Grimm. Questi ha un rigore "svizzero-tedesco" che si manifesta sia nei discorsi che nello stile. Morgari, al contrario, ha una natura d'artista: è un politico e uno psicologo. I tratti del suo viso giovanile recano il segno di un carattere bonario ed indulgente. Grimm è, nel campo teorico, un marxista: egli è autore di alcuni interessanti saggi compiuti nello spirito del metodo materialista. Morgari, invece, è un "neutralista". Egli rimprovera al Marxismo la mancanza di realismo, riconosce nella Storia la "molteplicità" dei fattori e tenta di arrivare ad una concezione "integrale", sia nella pratica che nella teoria. L'integralismo significa, in realtà, uno sforzo per giungere ad un eclettismo "armonioso".
Malgrado la profonda diversità -si può parlare anche di contraddizioni- tra il temperamento e le concezioni teoriche dei due uomini, Grimm e Morgari erano strettamente legati dal loro lavoro comune: stabilire dei rapporti internazionali tra i partiti operai. La recente Conferenza di Zimmerwald [5] è stata realizzata, in gran parte, grazie ai loro sforzi congiunti [*1].
(...) Il deputato italiano Morgari arrivò a Parigi nell'estate del 1915 per propagandare la Conferenza di Zimmerwald tra i socialisti inglesi e francesi. Morgari era un "integralista" italiano, vale a dire l'esponente di una visione del mondo idealista e del tutto eclettica. Sin dall'inizio della guerra egli aveva assunto una posizione internazionalista, dapprima passivamente, poi in modo deciso. Prese parte al nostro incontro con alcuni deputati di sinistra e con sostenitori di posizioni radicali. Finché le questioni si limitarono a proclamazioni generiche sulla necessità di ristabilire le relazioni internazionali, la relazione non andò troppo male. Ma quando Morgari, del tutto innocentemente, affrontò le questioni pratiche, vale a dire la necessità di procurarsi dei passaporti falsi per il viaggio dei "cospiratori" in Svizzera -accentuando alquanto l'aspetto "carbonaro" della questione- non mi ricordo più chi -si affrettò a chiamare il cameriere e a pagare le consumazioni della nostra piccola conferenza internazionale. Così si ridusse la faccenda (...)
(...) Nella primavera del 1915 venne a Parigi il deputato italiano Morgari, capo del gruppo parlamentare socialista italiano, un eclettico ingenuo, il cui scopo era di convocare i socialisti francesi e inglesi per una conferenza internazionale. Sulla terrazza di un caffè di uno dei grandi boulevards, avemmo una conversazione con Morgari e alcuni deputati socialisti che per ragioni non molto chiare si consideravano di sinistra. Sinché il colloquio non andò al di là delle proclamazioni pacifiste e della ripetizione di luoghi comuni sulla necessità di ristabilire le relazioni internazionali, le cose andarono abbastanza bene. Ma quando Morgari, con tono drammatico da cospiratore, cominciò a parlare della necessità di procurarci falsi passaporti per andare in Svizzera (era evidente che l'aspetto "carbonaro" della faccenda lo attraeva) i signori deputati fecero il muso, e uno di loro si affrettò a chiamare il cameriere e a pagare le consumazioni. Sulla terrazza aleggiava il fantasma di Molière, forse anche quello di Rabelais la cosa non andò oltre. Rientrando, Martov e io ci facemmo grosse risate, divertiti e arrabbiati nello stesso tempo. (...).
1. Giornalista socialdemocratico svizzero, deputato al Parlamento nazionale, Grimm fu una figura di primo piano nel movimento operaio svizzero. Durante la prima guerra mondiale assunse posizioni critiche nei confronti della socialdemocrazia francese e tedesca e si legò all'ala sinistra dell'SPD. Fu tra i primi ad impegnarsi nella riorganizzazione delle forze di sinistra dei vari partiti socialdemocatici dopo la capitolazione al socialpatriottismo del 1914. Prese parte all'organizzazione della Conferenza di Zimmerwald.
2. Oddino Morgari (1865-1944) inizialmente mazziniano, divenne socialista nel 1891 e due anni dopo fu eletto segretario della sezione torinese del PSI. Collaborò a La parola del povero, supplemento del Grido del popolo, iniziando un'attività giornalistica che lo porterà nel 1908 a diventare direttore de L'Avanti!, organo del partito. Fu uno dei principali esponenti della corrente cosiddetta "rifo-integralista" e rimase sempre un convinto assertore di un socialismo evoluzionistico, gradualista e pacifista. A partire dal 1911, con un viaggio in Estremo Oriente, iniziò la sua carriera di "diplomatico del socialismo", che intensificherà negli anni della guerra mondiale. Prese parte attivissima nella preparazione della Conferenza di Zimmerwald, salutò la vittoria bolscevica del 1917, e il 1° aprile 1919 inviò una lettera a Mosca in cui esprimeva l'adesione del PSI all'IC. Dopo la seconda scissione subita dal PSI (1922), seguì Turati e Treves nel Partito socialista unitario italiano (PSUI). Nel '34, all'epoca del dibattito sul pacifismo socialista, si schierò per la difesa dell'URSS e a favore del disfattismo rivoluzionario contro i regimi fascisti in caso di guerra. Nel '39 fu eletto con Tasca e Saragat al comitato di reggenza del partito e del giornale.
3. Albert Oskar Sudekum, socialdemocratico tedesco, deputato del Reichstag, nel 1914 fu incaricato dal partito di intervenire presso i socialisti italiani per dissuaderli dal mantenere la posizione di neutralità nei confronti della guerra mondiale.
4. Benito Mussolini, iscrittosi al PSI nel 1900 fu direttore dell'Avvenire del lavoratore, di Trento, e per breve tempo redattore-capo del Popolo, il giornale di Cesare Battisti (1908). Quindi fondò e diresse nel 1910 La lotta di classe, organo della Federazione socialista di Forlì. Dopo il XII Congresso del partito (1912) che vide l'affermazione dell'ala più intransigente cui faceva riferimento anche Mussolini, questi entrò a far parte della direzione de L'Avanti!, di cui divenne direttore nel dicembre del 1912. Venne espulso dal partito il 24 novembre del '14 per la sua posizione di aperto interventismo. Continuò allora la propaganda in favore dell'entrata in guerra dell'Italia sulle pagine del Popolo d'Italia, da lui fondato pochi giorni prima dell'espulsione.
5. A Zimmerwald, in Svizzera, si tenne la nota Conferenza che nel 1915 riunì vari esponenti della socialdemocrazia europea, critici verso le posizioni di capitolazione all'imperialismo assunte soprattutto dalla maggioranza del partito tedesco. Nei fatti divenne una delle riunioni preparatorie alla fondazione della III Internazionale. Il manifesto della Conferenza venne redatto da Trotsky.
*1. Oggi, alcuni anni dopo gli avvenimenti descritti, occorre ricordare, sia pure in due parole, il destino di Grimm. Il suo radicalismo conteneva troppi sentimenti "filistei" da piccolo-borghese svizzero, il che appariva chiaramente agli occhi di un osservatore attento. L'influenza dei corrispondenti e dei collaboratori internazionali rendeva il giornale più radicale del redattore-capo. dopo Zimmerwald, Grimm scivolò sempre più a destra. Nel 1917 egli tentò di occuparsi di politica internazionale -nell'interesse della rivoluzione russa- ricorrendo a dei metodi clandestini, di pura diplomazia. Ma fallì nell'intento. La stampa borghese di tutti i paesi dell'Intesa lo definì -dopo la sua espulsione dalla Russia ad opera del governo Kerensky- come un'agente della Germania. Era, naturalmente, una calunnia. Grimm cadde vittima della sua presunzione "filistea" che lo portò a voler salvare la rivoluzione con metodi che sono contrari all'essenza stessa della rivoluzione. Anche quando il comunismo cominciò a manifestarsi in Svizzera, Grimm difese la sua reputazione di Socialdemocratico "moderato" e "di buon senso". Per quel che riguarda Morgari, egli rimase al di fuori dell'Internazionale Comunista.
Indice degli Scritti sull'Italia
Ultima modifica 26.6.00