Trascritto da Roberto Saranga, Settembre 2000
Londra, 20 dicembre 1861
Una delle maggiori sorprese di una guerra così ricca di sorprese come la guerra anglo-franco-russa è stata senza dubbio la dichiarazione sul diritto marittimo concordata a Parigi nella primavera del 1856. Quando iniziò la guerra contro la Russia, l'Inghilterra tenne in sospeso le armi più formidabili di cui disponeva: la confisca della merce di proprietà del nemico su navi neutrali e la guerra con navi corsare. Alla fine delle ostilità, l'Inghilterra faceva scempio delle sue armi e ne sacrificava i miseri resti sull'altare della pace. La Russia, il paese ufficialmente vinto, riceveva una concessione che sin dai tempi di Caterina II aveva tentato invano di estorcere con tutta una serie di "neutralità armate", di guerre e di intrighi diplomatici. L'Inghilterra ufficialmente vittoriosa rinunziava invece ai grandi mezzi di attacco e di difesa che erano stati sviluppati dalla sua potenza marittima e che aveva mantenuto per un secolo e mezzo contro un mondo in armi.
I motivi umanitari che sono serviti da pretesto alla Dichiarazione del 1856 perdono ogni valore anche all'esame più superficiale. La pirateria non è una barbarie maggiore dell'azione di corpi volontari o di guerriglieri nella guerra terrestre. Le requisizioni militari, per esempio, colpiscono solo le casse del governo nemico, risparmiando le proprietà dei privati? La natura della guerra terrestre salvaguarda i possedimenti nemici che si trovano in zona neutrale, e quindi sotto la sovranità di una potenza neutrale. La natura della guerra per mare elimina queste barriere, dal momento che il mare, come grande via di comunicazione delle nazioni, non può cadere sotto la sovranità di nessuna potenza neutrale.
Sta di fatto comunque che la Dichiarazione del 1856 ammanta di espressioni filantropiche una grande mancanza di umanità. In linea di principio, essa trasforma la guerra da guerra di popoli in guerra di governi; concede alla proprietà un'inviolabilità che nega alle persone; libera il commercio dagli orrori della guerra e così facendo rende insensibili ad essi le classi che esercitano il commercio e l'industria. Per il resto è fin troppo evidente che i pretesti umanitari della Dichiarazione del 1856 erano diretti soltanto agli spettatori europei, non diversamente dai pretesti religiosi della Santa Alleanza!
E' ben noto che Lord Clarendon, che ha firmato il documento di trasferimento dei diritti marittimi al Congresso di Parigi, ha agito, come ha poi confessato alla Camera Alta, all'insaputa della Corona, senza riceverne direttiva alcuna. La sua unica autorità consisteva in una lettera privata di Lord Palmerston. Fino ad ora Palmerston non ha osato chiedere al Parlamento inglese di approvare la Dichiarazione di Parigi e la firma che vi ha apposto Clarendon. A parte le discussioni sul contenuto della Dichiarazione, si temevano discussioni sulla questione se, indipendentemente dalla Corona e dal Parlamento, un ministro inglese potesse arrogarsi il diritto di spazzar via le antiche fondamenta della potenza marittima inglese con un colpo di penna. Se questo coup d'état ministeriale non ha portato un uragano di interpellanze, ma, piuttosto, è stato tacitamente accettato come fait accompli, Palmerston lo deve all'influenza della scuola liberista di Manchester [1]. Secondo quella scuola, coincideva con gli interessi da lei rappresentati, e perciò con la filantropia, la civiltà ed anche il progresso, un'innovazione che avrebbe permesso al commercio inglese di continuare a fare indisturbato i suoi affari con il nemico su navi neutrali, mentre i marinai e soldati combattevano per l'onore della nazione. I liberisti di Manchester esultavano per il fatto che con un incostituzionale coup de main il ministro aveva legato l'Inghilterra alle concessioni internazionali cui era del tutto improbabile addivenire secondo la procedura parlamentare costituzionale. Di qui l'attuale indignazione del gruppo di Manchester in Inghilterra per le rivelazioni del "libro azzurro" parlamentare presentato da Seward al Congresso di Washington!
Come è noto, gli Stati Uniti sono stati l'unica grande potenza che si è rifiutata di aderire alla Dichiarazione di Parigi del 1856. Se rinunciavano alla pirateria, allora avrebbero dovuto creare una grande marina di stato. Qualsiasi indebolimento dei loro mezzi di guerra sul mare li minacciava contemporaneamente con l'incubo di un esercito di terra permanente, secondo i criteri europei. Ciò nonostante il presidente Buchanan ha dichiarato di essere pronto ad accettare la Dichiarazione di Parigi, purchè la stessa inviolabilità venisse assicurata per ogni proprietà, nemica o neutrale, trovata sulle navi, ad eccezione del contrabbando di guerra. La sua proposta è stata respinta. Dal libro azzurro di Seward ora si apprende che Lincoln, subito dopo aver assunto la presidenza, ha offerto all'Inghilterra e alla Francia l'adesione degli Stati Uniti alla Dichiarazione di Parigi, per quanto riguarda la pirateria, a condizione che la proibizione della pirateria venisse estesa alle parti degli Stati Uniti in rivolta, cioè alla Confederazione sudista. Ha avuto una risposta che in pratica equivaleva al riconoscimento dei diritti dei belligeranti alla Confederazione sudista.
"Umanità, progresso e civiltà" hanno suggerito ai governi di San Giacomo e delle Tuileries che la proibizione della pirateria avrebbe ridotto enormemente le possibilità di secessione e perciò di dissoluzione degli Stati Uniti. Perciò la Confederazione è stata riconosciuta in tutta fretta come parte belligerante, per poter poi rispondere al gabinetto di Washington che l'Inghilterra e la Francia naturalmente non potevano riconoscere la proposta di una parte belligerante come legge vincolante per l'altra parte belligerante. La stessa "nobile rettitudine" ha ispirato tutti i negoziati diplomatici dell'Inghilterra e della Francia con il governo dell'Unione fin dallo scoppio della guerra civile, e se il San Jacinto non avesse fermato il Trent nello stretto delle Bahamas, qualsiasi altro incidente sarebbe stato sufficiente a fornire un pretesto per il conflitto al quale mirava Lord Palmerston.
Die Presse, 25 dicembre 1861
1. La scuola di Manchester sosteneva il liberismo in filosofia e il libero scambio in economia politica - Marx e Engels ci dimostrano che il liberismo racchiude l'idea di Stato e si riallaccia al dirigismo.
Ultima modifica 14.10.2000