La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845)

Friedrich Engels


Tradotto direttamente dall'originale tedesco da Vittorio Piva (†1907) e trascritto da Leonardo Maria Battisti, giugno 2018


IX. Movimenti operai

Si converrà, pure se io non lo avessi così spesso particolareggiatamente provato, che gli operai inglesi non possono sentirsi felici in questa condizione; che la loro non è una condizione in cui un uomo o un'intera classe di uomini possano pensare, sentire e vivere umanamente. Gli operai quindi si devono sforzare di trarsi da questa condizione che abbrutisce ed a crearsene una migliore e più umana, e ciò essi non possono fare senza lottare contro l'interesse della borghesia, in quanto che esso consiste appunto nello sfruttamento degli operai. Ma la borghesia difende il suo interesse con tutte le forze che essa è in caso di adoperare per la proprietà e per la forza dello Stato che è in suo potere. Quanto più l'operaio tenta di uscire dall'odierna condizione di cose, tanto più il borghese diviene suo nemico dichiarato.

Ma l'operaio inoltre sente di continuo che la borghesia lo tratta come una cosa, come sua proprietà, e già per questo si presenta quale nemico della borghesia. Io ho più in alto provato con centinaia di esempii e potrei provarlo con altre centinaia, che nelle condizioni odierne l'operaio può salvare la sua umanità soltanto con l'odio e la ribellione contro la borghesia. E che egli debba protestare con la più violenta passione contro la tirannia di coloro che posseggono, ciò deriva dal fatto dalla sua educazione o molto più dalla mancanza di educazione e dal sangue irlandese molto caldo che s'è trasfuso nella classe operaia inglese.

L'operaio inglese non è più inglese, non è più un uomo calcolatore di denaro, come il suo vicino proprietario; egli ha i sentimenti completamente sviluppati, la sua innata freddezza nordica s'è contropesata per la libertà in cui si sono formate le sue passioni e il dominio che su lui poterono acquistare. La cultura intellettuale, che sviluppa così notevolmente la posizione egoistica della borghesia inglese, la quale fa dell'egoismo la sua passione principale ed ha concentrato tutta la forza del sentimento sul denaro, manca all'operaio, e perciò le sue passioni sono forti e vigorose come presso gli stranieri. La nazionalità inglese s'è distrutta nell'operaio.

Se, come noi vedemmo, all'operaio non è lasciato alcun campo per lo svolgimento della sua umanità, all'infuori dell'opposizione contro tutto il suo regime di vita, naturalmente in tale opposizione gli operai si devono mostrare della più grande cortesia, nobiltà ed umanità. Noi vedremo che tutta la forza, tutta l'attività degli operai si dirigono verso questo punta e che egualmente gli sforzi per acquistarsi un'ulteriore educazione umana stanno tutti con esso in diretta unione. Noi avremo di certo a riferire di singole violenze e pure di brutalità, ma bisogna riflettere che la guerra, sociale in Inghilterra è aperta e che, se l'interesse della borghesia è di condurre questa guerra ipocritamente, sotto le apparenze della pace ed anche della filantropia, all'operaio può servire soltanto il rivelare le vere condizioni e l'annientamento di questa ipocrisia; che adunque la più violenta ostilità degli operai contro la borghesia ed i suoi servi è soltanto l'espressione franca e aperta di quello che la borghesia fa agli operai furtivamente e maliziosamente.

La ribellione degli operai contro la borghesia è incominciata subito dopo lo sviluppo industriale ed ha attraversato parecchie fasi. Non è questo il luogo di esaminare da vicino il significato storico di queste fasi per lo sviluppo del popolo inglese; questo io devo riservarlo per un lavoro posteriore, e frattanto mi limiterò a semplici fatti in quanto che essi servono a caratterizzare la condizione del proletariato inglese.

La prima, la più rozza, la più orribile forma di tale ribellione fu il delitto. L'operaio viveva nel bisogno e nella miseria e vedeva che altra gente stava meglio di lui. La sua mente non riusciva a comprendere perchè egli, che nondimeno faceva di più per la società di un ricco poltrone, dovesse soffrire in tali condizioni. La miseria vinceva il suo naturale rispetto per la proprietà, egli rubava. Noi vedemmo come con l'estendersi dell'industria aumentò la delinquenza, come il numero annuale degli arrestati sia in continuo rapporto con la consumazione del cotone.

Ma gli operai presto compresero che tale metodo non giovava a nulla. I delinquenti potevano protestare soltanto separatamente, soltanto come individui per mezzo del furto, contro l'ordine della società esistente; tutta la forza della società si gettava su ciascun individuo separatamente, lo schiacciava ccn violenza spietata. Inoltre il furto era la più incivile ed incosciente forma di protesta e già per questo non fu mai l'espressione generale dell'opinione pubblica degli operai, quantunque essi potessero approvarlo segretamente. La classe operaia iniziò l'opposizione contro la borghesia allorchè si oppose con la forza all'introduzione delle macchine, che avvenne subito al principio del movimento industriale. I primi inventori, Arkwright ecc., vennero perseguitati a questo modo e le loro macchine infrante; più tardi si ebbero contro le macchine una folla di ribellioni, nelle quali avvenne come in quelle dei tipografi boemi nel giugno 1844: le fabbriche vennero demolite e le macchine fracassate.

Anche questo modo di opposizione era soltanto isolato e limitato a certe località e si dirigeva solamente contro un aspetto particolare dello stato di cose odierno. Lo scopo momentaneo era raggiunto, il peso intero della forza sociale ricadeva sui malfattori inermi e li puniva a piacimento, mentre le macchine venivano nulladimeno introdotte. Si dovette cercare una nuova forma di opposizione.

A ciò servì una legge, la quale era stata emanata dal vecchio Parlamento dei Tories non ancora riformato ed oligarca, una legge, la quale più tardi, allorchè per il bill di riforma veniva sanzionato legalmente il contrasto tra la borghesia ed il proletariato, e la borghesia veniva elevata a classe dominante, non sarebbe più passata alla Camera bassa. Questa legge passò nell'anno 1824 e annullò tutti gli acts per i quali sino allora erano state vietate le unioni tra operai per iscopi operai. Gli operai ottennero il diritto di libera associazione che sino allora spettava soltanto alla aristocrazia ed alla borghesia. Associazioni segrete erano invero sempre sino allora esistite tra operai, ma non avevano potuto raggiungere ancora grandi risultati. In Iscozia, tra le altre, come narra Symons (Arts and Artizans, p. 137 ff.), già nel 1812 ebbe luogo in Glasgow uno sciopero generale di tessitori, che per mezzo di una associazione segreta, fu condotto a buon porto. Fu ripreso nel 1822, e in quest'occasione a due operai, i quali non avevano aderito all'associazione, e che erano stati in seguito a ciò considerati dagli associati quali traditori della loro classe, venne gettato sulla faccia del vetriolo, per cui perdettero la vista. Tuttavia nel 1818 l'associazione dei minatori scozzesi era abbastanza forte da poter vincere in uno sciopero generale. Queste associazioni facevano prestare dai loro soci un giuramento di fedeltà e di segretezza, avevano registri regolari, casse, contabilità e ramificazioni locali. Ma la segretezza, con la, quale tutto veniva trattato, inceppava il loro sviluppo. Allorchè all'incontro gli operai nel 1824 ottennero il diritto di libera associazione, queste unioni in tutta l'Inghilterra, ben presto sì estesero e divennero forti.

In tutti i rami dell'industria si formarono di tali unioni (tradés-unions) con l'aperto scopo di proteggere i singoli operai contro la tirannide e l'abbandono della borghesia. I loro fini erano: di fissare il salario e en masse, di patteggiare come potenza con i padroni, di regolare il salario a seconda del profitto del padrone, elevarlo, data l'opportunità e sostenerlo egualmente alto in ogni singolo ramo di lavoro; perciò tali unioni ebbero cura di patteggiare con i capitalisti una generale scala di salario da osservarsi e di disdire il lavoro, ad ognuno che si ricusava di aderire a questa scala. Inoltre per la limitazione della accettazione degli apprendisti, ebbero cura di tener sempre viva la domanda di operai e per questo alto il salario; per quanto fu possibile di opporsi alla insidiosa diminuzione del salario fatta da parte dei fabbricanti per mezzo dell'introduzione delle nuove macchine e di istrumenti, ecc., e alla fine di sostenere pecuniariamente gli operai senza lavoro. Ciò avviene o direttamente con la cassa dell'unione o mediante una carta su cui v'è inscritta la necessaria legittimazione e con la quale l'operaio passa da un paese all'altro, viene soccorso dai suoi compagni di mestiere e informato sulla migliore occasione per ottenere lavoro.

Questo pellegrinare viene chiamato dagli operai the tramp ed il pellegrinante un tramper. Per raggiungere questo fine, vengono nominati un presidente ed un segretario con stipendio — poichè è da attendersi che nessun fabbricante voglia occupare di simile gente — ed un comitato, il quale raccoglie le contribuzioni settimanali e sorveglia al loro impiego secondo gli scopi della associazione.

Se era possibile e se si dimostrava vantaggioso, i compagni di mestiere di un distretto si riunivano anche in una federazione e tenevano in epoche determinate delle adunanze di delegati. In casi speciali è stato tentato di riunire i compagni di un mestiere di tutta l'Inghilterra in una sola grande unione e parecchie volte — primariamente nel 1830 — di raccogliere una associazione generale degli operai di tutto l'impero, con le particolari organizzazioni di ogni mestiere. Queste associazioni mai resistettero a lungo e raramente anche per un solo momento riuscirono a qualche cosa, poichè soltanto una agitazione straordinaria è in caso di rendere possibile e reale una tale unione.

I mezzi, che queste unioni usano per il raggiungimento dei loro scopi, sono i seguenti. Se uno solo o parecchi padroni si rifiutano di pagare il salario fissato dall'associazione, si invia loro una deputazione o presenta una petizione (si vede che gli operai sanno riconoscere la potenza del padrone assoluto signore nel suo piccolo stato); se tale passo non conduce a nulla, l'associazione ordina di sospendere il lavoro e tutti gli operai se ne vanno a casa. Questo sciopero (turn-out o strike) è o parziale, se di uno o di alcuni, o generale se tutti i padroni si rifiutano di regolare il salario secondo le proposte dell'associazione. I mezzi legali dell'unione durano a lungo specie se lo sciopero avviene, il che non è sempre il caso, con precedente denuncia. Ma questi mezzi legali sono appunto molto deboli, posto che vi sono degli operai, i quali se ne stanno fuori dell'associazione o se ne lasciano staccare dal borghese per un momentaneo vantaggio.

Particolarmente negli scioperi parziali il fabbricante può facilmente reclutare di queste pecore rognose (chiamate knobsticks) e perciò rendere infruttuosi gli sforzi degli operai uniti. Comunemente questi knobsticks vengono minacciati dai membri dell'associazione, rimproverati, battuti o maltrattati, in breve intimiditi in ogni modo. Ne segue una querela, e, poichè la borghesia amante della legge finora ha pure la forza, così la forza della associazione per mezzo del primo act illegale, mediante la prima querela giudiziaria contro i suoi membri, è quasi ogni volta spezzata.

La storia di queste unioni è una lunga serie di disfatte operaie, interrotte da poche isolate vittorie. Ed è naturale che tutti questi sforzi non possano mutare la legge economica, che il salario si determini mediante il rapporto della domanda e l'offerta nei mercati di lavoro. Quindi queste unioni sono impotenti contro tutte le grandi cause che spingono a questo rapporto; in una crisi industriale l'associazione deve abbassare il salario o dissolversi completamente e dato un notevole innalzamento della domanda di lavoro, non può innalzare il salario, più di quello che sarebbe concesso dalla concorrenza dei capitalisti. Ma contro le cause piccole che agiscono separatamente, tali associazioni sono in ogni modo potenti.

Se il fabbricante non avesse da attendersi dagli operai una opposizione concentrata ed in massa, egli per il suo utile a poco a poco vorrebbe abbassare di più in più il salario; la lotta della concorrenza, che egli deve sostenere contro gli altri fabbricanti, lo costringerebbe a ciò e il salario scenderebbe al suo minimum. Questa concorrenza dei fabbricanti tra di loro viene però moderata nelle condizioni medie dall'opposizione degli operai. Ogni fabbricante sa, che le conseguenze di un giustificato abbassamento di salario, non per circostanze alle quali puro i suoi concorrenti sono assoggettati, lo conduce ad uno sciopero sicuro, che gli apporta senza dubbio dei danni, perché il suo capitale rimane inoperoso per del tempo, le sue macchine si arrugginiscono e, mentre in un simile caso è sempre più incerto di venire a capo del suo scopo, ha la certezza che raggiuntolo, i suoi concorrenti lo seguono, i prezzi di fabbrica abbassano e gli vengono perciò di nuovo sottratti gli utili degli stessi. Quindi le unioni di frequente dopo una crisi pretendono un aumento di salario più rapido che all'iniziarsi di questa; il fabbricante ha l'interesse di non innalzare il salario prima che non lo costringa la concorrenza dei suoi colleghi, mentre gli operai pretendono un salario più alto se il mercato migliora ed in tali condizioni essi possono spesso costringere i fabbricanti, a causa della scelta limitata di operai, mediante uno sciopero, ed accrescer il loro salario.

Ma come abbiamo detto contro le cause più gravi, che modificano il mercato di lavoro, le unioni sono senza alcuna azione. In simili casi la fame costringe a poco a poco gli operai a riprendere il lavoro ad ogni patto e se dapprima alcuni hanno accettato le condizioni imposte dai padroni, la forza dell'associazione è spezzata, perchè questi pochi knobsticks con le merci esistenti sul mercato, mettono la borghesia nel caso di rimuovere le cattive conseguenze della perturbazione degli affari. I fondi dell'unione per il gran numero di operai da soccorrersi ben presto scompaiono. Il credito, che i merciai concedono contro alto interesse, viene col tempo ricusato e la miseria costringe gli operai a ritornare sotto il giogo della borghesia. Ma, mentre i fabbricanti nel loro personale interesse — indubbiamente è divenuto loro interesse per l'opposizione degli operai — devono evitare tutti gli abbassamenti di salario non necessari, gli operai sentono per ogni abbassarsi di salario, richiesto dalla condizione degli affari, un peggioramento della loro condizione, contro il quale devono guardarsi più che è possibile, poichè la maggior parte dei turn-outs vanno a svantaggio degli operai. Si domanderà per qual ragione gli operai in simili casi, in cui l'inutilità del passo è palpabile, lasciano il lavoro? Semplicemente perchè essi devono protestare contro l'abbassamento del salario e egualmente contro la necessità di tale abbassamento, perchè devono dichiarare che essi come uomini non devono uniformarsi alle circostanze, ma che bensì queste devono uniformarsi ad essi uomini; perché il loro silenzio sarebbe un riconoscimento di tale condizione, un riconoscimento del diritto della borghesia, mentre gli operai sono sfruttati nei buoni periodi commerciali ed affamati in quelli cattivi.

Gli operai devono all'incontro protestare fino a che non hanno perduto ogni sentimento umano, e che essi protestino così e non in altro modo, avviene perchè essi, inglesi, son gente pratica, che pone la propria protesta nell'azione e non se ne va, come i teorici tedeschi, tranquillamente a letto, tosto che la sua protesta è con ogni regola protocollata e messa ad acta per lasciarla a dormire con tutta pace come coloro che protestano. La protesta positiva dell'inglese all'opposto ha la sua azione, essa rattiene in certi limiti la sete di guadagno della borghesia e tiene viva l'opposizione degli operai contro l'onnipotenza sociale e politica della classe possidente, mentre loro strappa anche la confessione che qualche cosa di più è necessario delle unioni operaie e dei turn-outs per infrangere il dominio della borghesia.

Ma quello che dà importanza reale a queste associazioni ed ai turn-outs che ne provengono, è che esse sono il primo tentativo da parte degli operai di annullare la concorrenza. Essi si sono convinti che il dominio della concorrenza degli operai tra di loro, cioè sul frazionamento del proletariato, dipende dall'opposizione dei singoli operai gli uni contro gli altri. Ed appunto perchè essi sia pure parzialmente si volgono in modo limitato contro la concorrenza, contro il tenore di vita dell'odierno ordine sociale, appunto perciò, essi sono così pericolosi per questo ordine. L'operaio non può attaccare la borghesia e con essa l'organizzazione sociale esistente in un punto più ulcerato di questo. La concorrenza degli operai tra di loro è sconcertata; tutti gli operai sono risoluti a non lasciarsi più sfruttare dalla borghesia — in tal modo l'impero della proprietà è alla fine.

Il salario dipende semplicemente dal rapporto della domanda e dell'offerta, dalla condizione fortuita del mercato, perché gli operai sinora si adattarono a venir trattati come una cosa che si compera e vende. Decidano gli operai a non lasciarsi più né vendere né comperare, dichiarino quale è effettivamente il valore del lavoro, come uomini i quali possiedono oltre la forza lavoro pure una volontà e allora la sarà finita con tutta l'odierna economia nazionale e le leggi del salario. Le leggi del salario a lungo andare prevarrebbero di nuovo, quando gli operai con la cessazione della concorrenza tra di loro, egualmente non progredissero; ma questo non può avvenire senza ch'essi non rinuncino a tutto il loro movimento sino ad oggi, senza che non venga ristabilita la concorrenza tra operai — il che sopratutto non è possibile. La necessità li spinge non soltanto a sopprimere una parte della concorrenza, ma in primo luogo la concorrenza — e questo essi faranno. Gli operai sentono ogni giorno di più quello che essi hanno nella concorrenza, essi vedono meglio del borghese che anche la concorrenza dei possessori tra di loro, mentre fa nascere le crisi commerciali, opprime gli operai e che pur ciò è da togliere di mezzo. Essi comprenderanno in breve come devono incominciare ciò.

Che queste unioni contribuiscono molto a nutrire l'odio e l'esarceba-zione degli operai contro la classe possidente, non v'è bisogno di dirlo. Da queste unioni — con o senza la consapevolezza dei membri dirigenti —provengono nei tempi di insolite agitazioni, singoli fatti i quali sono spiegabili soltanto con un odio che va fino alla disperazione, con una passione selvaggia che spezza ogni barriera. A questo modo sono accaduti i casi sopra citati del getto del vetriolo ed una serie d'altri, di qualcuno dei quali voglio far parola. Nel 1831 in un periodo di vivo movimento operaio, il giovane Ashton, fabbricante di Hyde presso Manchester, di sera allorchè attraversava i campi fu ucciso e mai si ebbe traccia dell'autore del delitto. Non v'è dubbio che fu una vendetta degli operai. I tentativi di incendio e di annegamento sono frequentissimi. Venerdì 29 settembre 1843 venne tentato di far saltare in aria l'opificio del proprietario-segatore Padgin in Howard-Street, Sheffield. Il mezzo a ciò adoperato era un tubo di ferro riempito di polvere e turato — il danno fu considerevole. Il giorno seguente, il 30 settembre un simile tentativo si ebbe nella fabbrica di coltelli e lime di Ibbetson, Shales Moor presso Sheffield. Il signor Ibbetson s'era reso odioso per la sua attiva partecipazione al movimento borghese, con i bassi salari, col dare lavoro esclusivamente ai knobsticks e lo sfruttamento della legge sui poveri a proprio vantaggio (durante la crisi del 1842 egli costringeva gli operai ad accettare il basso salario additando nominalmente coloro che ricusavano come individui che potevano aver lavoro ma non volevano ed i quali quindi non erano meritevoli di soccorso). L'esplosione cagionò danni mediocri, e tutti gli operai che andarono a esaminarli, lamentavano soltanto «che non fosse saltata all'aria tutta la storia». Venerdì ottobre 1843 un tentativo di incendio alla fabbrica di Ainsworth e Crompton in Boston, non apportò danni — era il terzo o quarto tentativo in un brevissimo limite di tempo e nella medesima fabbrica. Nella seduta del Consiglio comunale di Sheffield — mercoledì 10 gennaio 1844 — il commissario di polizia presentò una macchina esplosiva fatta di ghisa, la quale, riempita di quattro libbre di polvere, era stata trovata, provveduta di una miccia abbruciacchiata ma spenta, nella fabbrica del signor Kitchen, Carl-Street, Sheffield. Sabato 20 gennaio 1844 avvenne una esplosione nel molino da segare di Bentley e White, Bury, Lancashire, esplosione tentata gettando nella fabbrica dei pacchetti di polvere e che arrecò notevoli danni. Giovedì 1 febbraio 1844 furono messi a fuoco i Soho Wheel Works in Sheffield e vennero consunti dalle fiamme. Questi sono sei casi in quattro mesi; quasi tutti hanno la loro causa soltanto nell'esasperazione degli operai contro i padroni. Quale condizione sociale deve essere quella, nella quale sono possibili di tali cose, io non ho bisogno di dire. Queste azioni provano abbastanza che in Inghilterra, pure nei periodi d'affari fiorenti, come alla fine del 1843, è dichiarata la guerra sociale e che viene mantenuta apertamente — e non di meno la borghesia inglese non ancora se ne dà per intesa! Ma il caso che parla più forte di tutti, è quello dei Thugs, di Glasgow1, che fu discusso innanzi alle Assise di questa città dal 3 all'i 1 gennaio 1833.

Dalle discussioni risultò che l'unione dei filatori di cotone, la quale esisteva colà dal 1816, possedeva una organizzazione e forza rare. I membri erano legati alle decisioni della maggioranza con giuramento ed avevano durante ogni turn-out, un comitato segreto il quale non era conosciuto dalla grande massa dei membri e che poteva illimitatamente disporre del denaro. Il Comitato poneva a prezzo le teste dei knobsticks, degli odiati fabbricanti e gli scoppi delle fabbriche. Così venne messa a fuoco una fabbrica nella quale erano occupate a filare dei knobsticks femmine in luogo di uomini; una donna Mac Pherson, madre di una di queste ragazze fu assassinata e i due assassini per disposizione dell'associazione furono fatti partire per l'America. Nel 1820 fu sparato su un knobsticks di nome Mac Quarray, questi venne ferito, per cui l'autore ebbe quindici sterline dall'associazione. Posteriormente venne sparato su un certo Graham; l'autore ricevette venti sterline ma fu scoperto e venne condannato a vita. Nel 1837, in maggio, in fine accaddero in seguito ad un turn-out dei disordini nelle fabbriche Oatbank e Mile-End, perchè erano stati maltrattati una dozzina di knobsticks, nel luglio dello stesso anno i disordini continuavano ancora ed un certo Smith, un knobsticks, fu maltrattato tanto da morirne.

Questa volta il Comitato fu catturato, venne fatta l'inchiesta, in seguito alla quale il presidente ed i membri principali, che partecipavano alle unioni illegali e avevano preso parte al maltrattamento dei knobsticks e allo scoppio della fabbrica di James e Francis Wood, furono trovati colpevoli e condannati a sette anni. Che ne dicono i nostri buoni tedeschi di questa storia?2.

La classe proprietaria e specie quella parte d'essa che si dà alla fabbricazione, la quale è in contatto immediato con gli operai, infierisce con grande violenza contro queste unioni e tenta di continuo di provare agli operai l'inutilità, delle stesse con motivi, i quali sono giusti secondo l'economia nazionale, ma che appunto perciò sono in parte false e completamente inefficaci per una intelligenza operaia. Già lo zelo della borghesia prova che essa non è disinteressata in proposito e fatta astrazione dai danni immediati di un turn-out, le cose stanno in modo che quello che va nelle tasche del fabbricante, di necessità deve uscire da quelle dell'operaio. E se gli operai non sapessero egualmente troppo bene che le unioni mettono un freno in qualche modo all'ingordo desiderio dei loro padroni di raccorciare i salari, rimarrebbero quali furono nel passato, per la ragione che facendo in tal modo recano danno ai fabbricanti, ai loro nemici. In guerra è il danno di un partito l'utile dell'altro e poiché gli operai sono nel piede di guerra di fronte ai fabbricanti, così essi fanno come gli alti potentati quando questi si azzuffano.

Prima di tutti gli altri borghesi, di nuovo il nostro amico il dottor Ure è il nemico più furioso di tutte le unioni operaie. Egli butta fuori la bava di furore per il «Tribunale segreto» dei filatori di cotone, della più importante sezione operaia, Tribunale che si gloria di potere paralizzare ogni fabbricante disubbidiente «e così rovinare l'uomo il quale chiede ai filatori per anni intieri sostentamento». Egli parte da un tempo, in cui «la testa inventrice ed il cuore vivificante dell'industria erano tenuti in servitù da infimi membri sediziosi» — peccato che gli operai inglesi non si lasciano placare così facilmente dalla sua favola, come i plebei romani, o nuovo Menenio Agrippa! — e racconta alla fine la seguente bella istoria: i filatoi grossolani (the Mule-Grobspinner) avrebbero abusato delle loro forze fino all'insopportabilità. Il salario più elevato in luogo di condurre ad un sentimento di riconoscenza verso i fabbricanti e ad una educazione intellettuale (si capisce fatta di scienza inoffensiva del tutto utile alla borghesia) avrebbe in molti casi prodotto superbia e fornito danaro per mantenere lo spirito intrattabile negli scioperi, dai quali un gran numero di fabbricanti, l'uno dopo l'altro, sono stati arbitrariamente funestati.

Durante uno di questi sciagurati scioperi in Hyde, Dukinfield e dintorni, i fabbricanti del paese, paventando di venir cacciati dai mercati da francesi, belgi e americani, sarebbero andati nella fabbrica di macchine Sharp, Robert e Comp. a frugare l'ingegno inventivo del signor Sharp a voler attendere alla costruzione di una mule automatica «per salvare gli affari dalla esacerbante schiavitù e dalla minacciante rovina».

«In pochi mesi era pronta una macchina la quale all'aspetto aveva la capacità, la sensibilità e il tatto di un abile operaio. Così l'uomo di ferro, come la chiamano gli operai, balzò fuori dalle mani del moderno Prometeo al comando di Minerva — un'invenzione destinata a ristabilire l'ordine tra le classi industriali e ad assicurare agli inglesi il dominio dell'industria. La notizia di questa straordinaria meraviglia allargò lo spavento tra le unioni operaie, cioè prima che abbandonasse la culla, strozzò l'idra dell'anarchia».

Più oltre Ure prova egualmente che la invenzione della macchina, con la quale vengono nell'egual tempo stampati quattro o cinque colori, sarebbe stata una conseguenza dei disordini tra gli stampatori di tela, che la resistenza degli imbozzimatori nelle tintorie a macchina, avrebbe prodotto una nuova macchina perfezionata per bozzimare e così via con altri simili casi3.

Lo stesso Ure si affanna a provare per parecchie ragioni che le macchine sono vantaggiose agli operai! — Ure d'altronde non è il solo a sostenere ciò; nel rapporto sulle fabbriche il signor Ashworth, il fabbricante e parecchi altri, non lasciano andare alcuna occasione per isfogare la loro collera su tali associazioni. Questi saggi borghesi fanno, appunto come certi governi, provenire tutti i movimenti, che essi non capiscono da agitatori malvagi, pescatori nel torbido, demagoghi, che sanno soltanto urlare e da gente giovane; essi credono che gli agenti pagati di queste associazioni siero interessati nell'agitazione, perché ne vivono — come se la borghesia non rendesse necessario questo pagamento, perchè essa non vuole occupare tale gente!

L'incredibile abbondanza di questi scioperi prova nella migliore ipotesi come la guerra sociale sia già scoppiata in Inghilterra. Non passa una settimana, non passa quasi un solo giorno senza che qui o là non ricorra uno sciopero — ora a causa di diminuzioni di salario, ora per negato aumento, ora per l'occupazione dei knobsticks, ora per ricusata abolizione di soprusi o di cattivi regolamenti, ora per nuove macchine, e ora infine per altre cento e cento cause. Questi scioperi sono sulle prime avvisaglie d'avamposti, talvolta combattimenti più notevoli; essi non decidono nulla, ma essi sono la prova più sicura che si avvicina la battaglia, decisiva tra la borghesia ed il proletariato. Essi sono le scuole di guerra degli operai in cui si preparano alla grande lotta che non si può più evitare; essi sono i pronunciamenti dei singoli rami di lavoro sulla loro influenza nel grande movimento operaio. E se si vuol confrontare un'annata sola del Northern Star, del solo foglio che dà relazione di tutti i movimenti operai, si troverà che tutti gli operai della città e dell'industria rurale si sono uniti in associazioni, e, di tempo in tempo, hanno protestato con comune solennità contro il dominio della borghesia. E quali scuole di guerra, gli scioperi hanno una incalcolabile azione. In essi si sviluppa il valore proprio degli inglesi. Si dice nel continente che gli inglesi e specie gli operai, sarebbero paurosi, non farebbero rivoluzione alcuna, perchè essi non fanno a somiglianza dei francesi delle sommosse ad ogni istante, perché essi lasciano in apparenza tranquillamente andare il regime borghese. Ciò è falso: gli operai inglesi non sono secondi ad alcuna nazione per coraggio, essi sono sovversivi quanto i francesi, ma soltanto in altro modo. I francesi, che sono politici per natura, lottano anche contro il male sociale politicamente; gli inglesi per i quali la politica esiste soltanto per l'interesse, per la società borghese, lottano, invece che contro il governo, direttamente contro la borghesia e questo può avvenire efficacemente soltanto per le vie pacifiche. Il ristagno degli affari e la miseria che ne derivò, diedero nel 1834 a Lione l'insurrezione per la repubblica; nel 1843 a Manchester il turn-out generale per la Carta del popolo e per l'aumento di salario. Ma che per un turn-out pure sia necessario del coraggio e del più notevole e alle volte un coraggio ben maggiore, una più ardita e salda risolutezza che in una ribellione, ciò si comprende da sè. Ed invero non è cosa da poco per un operaio il quale conosce per esperienza la miseria, l'andarle incontro con la moglie ed i figli, sopportare la fame e la miseria per lunghi mesi e rimanere fermo ed incrollabile. Che cosa è la morte, che cosa sono le galere che minacciano il rivoluzionario francese, di fronte alla morte lenta per fame, di fronte al giornaliero spettacolo della famiglia affamata, di fronte alla certezza della futura vendetta della borghesia, vendetta che trae l'operaio inglese alla sottomissione sotto il giogo della classe proprietaria?

Noi vedremo più sotto un'esempio di questo coraggio ostinato e invincibile dell'operaio inglese, il quale cede alla forza soltanto allorchè ogni resistenza s'è resa inutile ed assurda. E appunto in questa perseveranza tranquilla, in questa calma risolutezza, che dà ogni giorno cento prove di esistenza, appunto in essa l'operaio inglese sviluppa il lato ammirevole del suo carattere.

Gente la quale soffre tanto per piegare un singolo borghese, sarà pure in condizione, di spezzare la forza di tutta la borghesia. Ma, pur non tenendo conto di ciò, l'operaio inglese ha mostrato spesso abbastanza coraggio. Che il turn-out del 1842 non abbia avuto ulteriori conseguenze, che in parte gli operai vi abbiano partecipato per la borghesia ed in parte per il loro scopo, non è ancora assodato sicuramente. Ma gli operai hanno d'altronde abbastanza spesso date prove del loro coraggio là dove si trattava di raggiungere un determinato fine sociale.

Per non dire dell'insurrezione del Wales nel 1839, accennerò ad un completo combattimento avvenuto durante la mia presenza in Manchester (maggio 1843). Una fabbrica di tegole (Pauling e Henfrey) aveva ingrandita specialmente la forma delle tegole, senza aumentare il salario e vendeva, è naturale, le tegole più grandi a prezzo più elevato. Gli operai, ai quali venne rifiutato un salario più alto, se ne andarono subito e l'associazione dei mattonai dichiarò boicottata la ditta. Questa con molta fatica riuscì frattanto a procurarsi operai dai dintorni e tra i knobsticks, contro i quali si rese necessaria in primo luogo l'intimidazione. La ditta pose per difesa del cortile dodici uomini, tutti ex soldati e gli agenti di polizia e li armò con fucili. Visto che l'intimidazione a nulla aveva giovato, una sera verso le dieci una squadra di mattonai, che si avanzava in ordine militare e i cui primi membri erano provveduti di fucili, assalì improvvisamente il cortile ch'era posto a quattrocento passi da una caserma di fanteria4. La gente entrò a forza e come vide le guardie, fece fuoco su queste, calpestò le tegole bagnate ch'erano distese, distrusse quelle che erano asciutte, demolì tutto quello che incontro sulla via, entrò nell'edificio, ove mandò in frantumi i mobili e maltrattò la moglie del sorvegliante che vi abitava. Frattanto le guardie s'erano appostate in un angolo, dal quale potevano sicuramente e liberamente far fuoco; gli invasori stavano innanzi ad una fornace accesa che li illuminava, di modo che ogni palla uccideva un avversario, mentre ogni colpo che partiva da loro andava a vuoto. Il fuoco continuò per una mezz'ora, fino a che le munizioni furono consumate e lo scopo della visita, la distruzione di tutti gli oggetti distruggibili, fu raggiunto. Indi si appressarono i militari e i mattonai si ritrassero a Eccles (tre miglia da Manchester). Innanzi Eccles gettarono un appello, per il quale ogni uomo secondo il suo numero veniva chiamato alla sua sezione o di poi si disciolsero, naturalmente solo per cadere con tanta maggior sicurezza nelle mani della polizia che si approssimava da tutte le parti. Il numero dei feriti deve essere stato molto notevole; tuttavia si conobbero solo quelli che vennero poi arrestati. Uno d'essi ebbe tre palle nella coscia, nel polpaccio e nella spalla e con tutto ciò fuggì per tre miglia lontano.

Questa gente adunque ha dimostrato molto bene d'avere coraggio rivoluzionario e di non temere una pioggia di palle; ma se una massa disarmata, che non sa propriamente quello che vuole, in una piazza chiusa viene tenuta in freno da un paio di dragoni e poliziotti, i quali ne guardano le entrate, come avvenne nel 1842, ciò non dipende da mancanza di coraggio, poiché la massa non si sarebbe del pari mossa, se gli agenti della forza pubblica, cioè della borghesia, non fossero stati alle entrate della piazza.

Dove il popolo aveva nell'animo uno scopo determinato, allora mostrava abbastanza coraggio, cioè ad esempio all'assalto della fabbrica di Birley la quale più tardi dovette essere protetta dal fuoco dell'artiglieria.

Ed ora un paio di parole sull'osservanza della legge in Inghilterra. Certamente la legge è sacra al borghese poichè è suo lavoro personale, poiché è fatta con il suo consenso a sua protezione e vantaggio. Egli sa, che se pure una legge particolare potesse specialmente nuocergli, non di meno tutto il complesso della legislazione protegge i suoi interessi e che innanzi tutto la santità della legge, e l'inviolabilità dell'ordine costituito per l'attiva manifestazione del volere di una parte e la passiva dell'altra parte della società, sono le più forti difese della sua posizione sociale.

Poichè il borghese inglese si ritrova nella legge come nel suo dio, perciò la ritiene sacra, per questo per essa ha il bastone dell'agente di polizia, il quale è propriamente il suo bastone, una forza meravigliosa per far tacere. Ma ciò non è vero per l'operaio. L'operaio sa troppo bene e lo ha esperimentato troppo spesso, che la legge per lui è una verga con la quale fu vincolato dal borghese, e, se egli non deve, non ne tiene alcun conto. Ed è ridicolo l'affermare che l'operaio inglese abbia paura della polizia, quando in Manchester la polizia riceve tutte le settimane delle bastonate e quando l'anno scorso fu tentato una volta un'assalto ad un posto di polizia assicurato con porte di ferro e con imposte pesanti. La forza della polizia nel turn-out del 1842 consistette, come dicemmo, soltanto nella perplessità degli operai stessi.

Quindi, concludendo, gli operai non rispettano la legge, ma semplicemente lasciano valere la sua forza, quando essi non ne hanno per cambiarla; così è naturalissimo che facciano per lo meno delle proposte per mutare la legge, che essi vogliano in luogo della legge borghese la legge proletaria. Questa legge domandata dal proletario è la Carta del popolo (people's charter) la quale secondo la forma è puramente politica e chiede una base democratica per la Camera bassa. Il Cartismo è la forma compatta dell'opposizione contro la borghesia. Nelle unioni e nei turn-outs, l'opposizione non si generalizzò mai; solo erano i singoli operai o le sezioni operaie le quali lottavano contro i singoli borghesi; quando la lotta divenne generale, questa raramente fu lo scopo di parte degli operai e se avvenne a disegno ebbe per base il Cartismo.

Ma nel Cartismo v'è tutta la classe operaia, la quale si solleva contro la borghesia e innanzi tutto assale la forza politica della stessa, la muraglia legale con cui s'è circondata. Il Cartismo è uscito dal partito democratico il quale s'è sviluppato negli ultimi anni — tra 80 e il 90 —del secolo scorso contemporaneamente con e nel proletariato, mentre la Rivoluzione francese guadagnava in forze; dopo la pace si presentò quale partito «radicale»; allora aveva in Birmingham e Manchester, come prima in Londra, la sua sede principale; costrinse, con l'unione della borghesia liberale, gli oligarchi del vecchio Parlamento a dare il bill di riforma e si consolidò di poi sempre più recisamente quale partito operaio di fronte alla borghesia. Nel 1835 un comitato di tutte le società operaie inglesi (Working Men's Association), con a capo William Lovett, abbozzò la Carta del popolo i cui «sei punti» erano i seguenti: 1° Diritto elettorale per ogni uomo maggiorenne di mente sana ed incensurato; 2° rinnovazione annuale del Parlamento; 3° indennità per i membri del Parlamento, per cui pure i nullatenenti possono venire eletti; 4° votazione a scrutinio segreto affine di evitare la corruzione e intimidazione da parte della borghesia; 5. collegi elettorali eguali per assicurare pari ed equa rappresentanza e 6. sopprimere l'eleggibilità — altrimenti illusoria — esclusiva di coloro che possiedono per 300 sterline di beni stabili, di modo che ogni elettore possa essere eleggibile.

Questi sei punti, che si limitano tutti alla costituzione della Camera bassa, sono, sebbene abbiano l'apparenza innocente, nondimeno bastanti a mandare in frantumi la costituzione inglese assieme alla regina e alla Camera alta. Il così detto elemento monarchico e aristocratico della costituzione si può mantenere soltanto perché la borghesia ha un interesse al suo mantenimento apparente; e la monarchia e l'aristocrazia non hanno più che una esistenza apparente.

Ma se l'intera pubblica opinione sta nella Camera bassa, ma se questa esprime la volontà non più della sola borghesia ma di tutto il paese, in tal modo essa viene ad assorbire in sè tutta l'autorità, così completamente da far cadere pure l'ultima aureola dal capo del monarca e dell'aristocrazia. L'operaio inglese non rispetta nè lords nè regina, e, mentre questi in realtà non vengono quasi mai interrogati, personalmente sono idolatrati dalla borghesia.

Il cartista inglese è politicamente repubblicano, sebbene egli non abbia mai o di raro tale parola in bocca; mentre egli di certo simpatizza con i partiti repubblicani di tutti i paesi e si chiama volentieri democratico. Ma egli è più di un semplice repubblicano, la sua democrazia non è semplicemente politica.

Il cartismo fu di certo dal suo inizio nel 1835 principalmente un movimento tra operai, ma non ancora recisamente diviso dalla piccola borghesia radicale. Il radicalismo operaio si accomunò a poco a poco con il radicalismo della borghesia; la Carta fu la bandiera di entrambi, essi tenevano ogni anno le loro «riunioni nazionali»: apparentemente formavano un solo partito. La piccola borghesia in quel tempo, appunto in seguito al disinganno nei risultati del bill di riforma e a causa delle cattive annate commerciali, 1837-39, era di umore bellicoso ed avida di sangue; essa adunque aderì ben volentieri alla violenta agitazione cartista. Della veemenza di questa agitazione in Germania non si ha alcuna idea. Il popolo venne appellato alle armi, spesso pure alla ribellione; si fabbricarono picche come già s'era fatto al tempo della Rivoluzione francese e nel 1838 tra gli altri vi fu nel movimento un certo Stephens, un prete metodista, il quale disse al popolo raccolto in Manchester:

«Voi non dovete temere l'autorità del governo, i soldati, le baionette ed i cannoni, che sono a disposizione dei vostri oppressori; voi avete un mezzo il quale è più forte di tutti questi, un'arma contro cui nulla possono i cannoni e le baionette; ed un bambino di dieci anni può brandire quest'arma — voi avete bisogno soltanto di prendere un paio di fiammiferi ed un fastello impregnato di pece ed io voglio vedere che cosa possono il governo e le sue centinaia di migliaia di soldati contro questa sola arma se essa sarà arditamente adoperata»5.

Si mostrava contemporaneamente già allora il carattere particolare e sociale del Cartismo operaio. Lo stesso Stephens diceva in una adunanza di 200,000 uomini a Kersal-Moor, al menzionato Mons sacer di Manchester:

«Il Cartismo, miei amici, non è questione politica con cui si tratta che voi otteniate il diritto elettorale, ecc.; ma il Cartismo è una questione di coltello e di forchetta, è la Carta, cioè buona abitazione, buona bevanda, buon cibo, buona sussistenza e breve durata di lavoro».

Così pure in quel tempo il movimento contro la nuova legge sui poveri e per il bill delle dieci ore era nella più stretta colleganza con il Cartismo. A tutti i meetings di quest'epoca partecipava attivamente il tory Oastler e accanto alla petizione nazionale per la Carta del popolo adottata in Birmingham, vennero fatte centinaia di petizioni per il miglioramento sociale della classe operaia; nel 1839 l'agitazione divenne vivacissima, e, poichè alla fine dell'anno incominciava ad allentarsi, Bussey, Taylor e Frost contemporaneamente al Nord d'Inghilterra, nell'Yorkshire e nel Wales, si affrettarono a far scoppiare una ribellione. Frost dovette, poichè il suo piano era stato denunziato, dare il segnale della rivolta troppo presto e perciò la sua impresa fallì; quelli che erano al Nord ne conobbero l'esito disgraziato abbastanza a tempo per poter ritirarsi; due mesi più tardi, nel gennaio 1840 irruppero nel Yorkshire parecchi dei cosidetti agenti provocatori (spy outbreaks), ad esempio in Sheffield e Bradford l'agitazione a poco a poco si calmò. Frattanto la borghesia sì gettava ai suoi progetti pratici e per lei vantaggiosi, specie sulla legge del grano; in Manchester si formò l'associazione per l'abolizione della legge sul grano ne fu conseguenza il rallentamento dell'unione tra borghesia e proletariato. Gli operai compresero ben presto che ad essi avrebbe portato poco utile la soppressione della legge sul grano, mentre essa era molto utile alla borghesia e nulla avevano quindi da guadagnare con questo progetto. Scoppiò la crisi del 1842. L'agitazione divenne vivace come nel 1839. Questa volta però vi prese pur parte la ricca borghesia fabbricante, la quale si risentiva moltissimo di questa crisi. La Lega per l'abolizione della legge sul grano, cioè l'Unione dei fabbricanti di Manchester, prese una tendenza rapidissima, violenta. I suoi giornali ed agitatori avevano un linguaggio apertamente rivoluzionario, che trovava la sua ragione nel fatto che il partito conservatore era al potere dal 1841. Come prima i Cartisti, ora essi facevano appello alla rivolta, e gli operai, i quali soffrivano della crisi al Massimo grado, non rimanevano inoperosi, come lo prova la petizione nazionale di quest'anno con i suoi tre milioni e mezzo di firme. Breve: se i due partiti radicali erano stati un po' l'un l'altro avversi, ora si allearono di nuovo; il 15 febbraio 1842 fu abbozzata in Manchester, in una riunione di liberali e Cartisti, una petizione, la quale insisteva tanto sull'abolizione della legge sul grano come sull'introduzione della Carta e fu il giorno dopo adottata da tutti e due i partiti.

La primavera e l'estate trascorsero nella più vivace agitazione e nella crescente miseria. La borghesia era risoluta a ottenere l'abolizione della legge sul grano con l'aiuto della crisi, della miseria e dell'agitazione generale: Questa volta, poichè i Tories erano al governo, abbandonò perfino la legalità; essa voleva agire rivoluzionariamente ma con l'aiuto degli operai. Gli operai dovevano togliere dal fuoco le castagne e bruciarsi le dita per il bene della borghesia.

Da parecchie parti fu di nuovo raccolta l'idea già prima messa fuori dai Cartisti, di un mese santo, di una generale festa di tutti gli operai; ma questa volta non erano gli operai che volevano festeggiare, ma i fabbricanti che volevano chiudere le loro fabbriche e mandarono gli operai nei comuni di campagna nella proprietà dell'aristocrazia per costringere con ciò il Parlamento Corista ad abolire la legge sul grano. Naturalmente, in seguito a ciò sarebbe scoppiata una ribellione, ma la borghesia se ne stava sicura al riparo e poteva attendere il successo senza, nella peggiore ipotesi, compromettersi. Alla fine di luglio gli affari incominciarono a migliorare; il tempo stringeva e per non lasciar correre l'occasione inutilmente, (confronta i rapporti commerciali di Manchester e Leeds, fine luglio e principio d'agosto), tre ditte di Stalybride abbassarono, per la congiuntura che faceva pressione, la tariffa — non voglio qui decidere se di propria iniziativa o d'accordo con gli altri fabbricanti e specie con la Lega. Due frattanto si ritrassero; la terza, William Baibly e fratello rimase ferma e disse agli operai che si lagnavano che se questo non andava loro a genio, essi avrebbero fatto meglio a giocare. Questa espressione di motteggio fu accolta dagli operai con grida di hurrà, abbandonarono la fabbrica, andarono attorno per il paese e chiamarono gli operai a far festa. In poche ore tutte le fabbriche erano ferme e gli operai andarono in processione a Mottram Moor a tenere un meeting. Ciò avvenne il 5 agosto. L'8 agosto passarono a Ashton e Kyde, forti di cinquemila uomini, fecero sospendere il lavoro in tutte le fabbriche e le cave di carbone e tennero meetings, nei quali non si parlò dell'abolizione della legge sul grano, come aveva sperato la borghesia, ma del «salario onesto per l'onesta giornata di lavoro» (a fair day's wages for a fair day's work).

Il 9 agosto passarono a Manchester, vennero accolti dalle autorità ch'erano tutte liberali e le fabbriche rimasero chiuse; l'11 essi erano a Stockport ove fu loro opposta resistenza quando assalirono la casa dei poveri, questo bimbo prediletto della borghesia; lo stesso giorno in Boston vi fu una festa generale e dei disordini, ai quali le autorità non si opposero: in breve lo sciopero s'allargò in tutti i distretti industriali e scioperarono tutti gli operai ad eccezione di quelli addetti alla raccolta della questua e alla preparazione dei mezzi di sussistenza. Ma pure gli operai ribelli rimanevano tranquilli.

Essi s'erano cacciati in questo sciopero senza volerlo; i fabbricanti, ad eccezione di uno — del tory Birley di Manchester — contro il loro costume non si opposero allo sciopero; la cosa era incominciata senza che gli operai avessero un determinato scopo. Quindi erano tutti d'accordo su ciò, di non lasciarsi uccidere per il bene dei fabbricanti abolizionisti, ma d'altronde alcuni volevano conseguire la carta del popolo, altri che consideravano questa come troppo prematura, volevano ottenere semplicemente i salarii del 1840. Per questo tutta l'insurrezione naufragò. Se fosse stata dall'inizio una insurrezione operaia cosciente fatta a disegno, sarebbe in vero riuscita; ma queste masse, che erano gettate sulla via dai loro padroni, senza ch'esse lo volessero, che non avevano alcuna veduta determinata, non potevano fare nulla. Frattanto la borghesia, che non aveva mosso un dito per effettuare l'alleanza del 15 febbraio, s'avvide subito che gli operai non volevano prestarsi ai suoi agenti e che la inconseguenza con la quale essa si era allontanata dai suoi «legali» punti di vista la minacciava di pericolo: essa quindi riprese la sua vecchia legalità e si mise dalla parte del governo contro gli operai ch'essa stessa aveva prima spinti e più tardi forzati allo sciopero. Essa ed i suoi fedeli servitori, prestarono giuramento a speciali costabili — anche i mercanti tedeschi in Manchester vi presero parte e fecero mostra di sé nel modo più irritante con i loro grossi bastoni ed i sigari in bocca, attraverso la città; in Preston la borghesia lasciò far fuoco nel popolo, e così ad un tratto di fronte allo sciopero popolare privo di vedute, non vi fu più la forza militare del governo ma tutta la classe proprietaria. Gli operai che non avevano scopo alcuno, a po' per volta si separarono e l'insurrezione declinò senza conseguenze dolorose.

In seguito la borghesia commise ancora un'infamia dopo l'altra, manifestò orrore dell'intervento violento del popolo, che male si conveniva con il linguaggio rivoluzionario della primavera, gettò la colpa dello sciopero sui «provocatori» cartisti, mentre essa più di questi, aveva fatto per avviare lo sciopero e riprese il suo vecchio punto della santità della leggo con una impudenza senza eguale. I cartisti i quali quasi per nulla avevano contribuito allo sciopero, i quali avevano fatto soltanto quello che la borghesia s'era proposto di fare, cioè di approfittare dell'occasione, furono condotti innanzi al Tribunale e condannati, mentre la borghesia, che aveva venduto, durante l'interruzione del lavoro, le sue riserve con utile, non ebbe alcuna noia.

Il frutto dello sciopero fu il completo reciso distacco del proletariato dalla borghesia. I cartisti sinora avevano poco celato di voler ottenere la carta con ogni mezzo, pure mediante una rivoluzione; la borghesia che capì di punto in bianco il pericolo, per la sua posizione, di ogni moto violento, non volle più saperne della «forza fisica», ma semplicemente della forza morale — come se questa fosse altra cosa dalla diretta o indiretta minaccia della forza fisica — per condurre in porto i suoi fini.

Questo fu il punto conteso che fu in effetto messo da parte, sebbene più tardi i cartisti, i quali sono degni di fede come la borghesia, simulassero di non aver fatto appello alla forza fisica. Il secondo ma principalissimo punto di contesa, che metteva in luce il cartismo nella sua purezza, fu la questione della legge sul grano. In questa era interessata la borghesia, non il proletariato. Il partito cartista, qual'era stato sin quì, si divise perciò in due partiti i quali sebbene concordino completamente nei principii politici enunciati, sono affatto differenti ed incompatibili.

In una adunanza nazionale tenutasi in Birmingham nel gennaio 1843, Sturge, il rappresentante della borghesia radicale, propose l'omissione del nome della Carta dagli statuti dell'associazione cartista, col pretesto che a questo nome per l'insurrezione, si annodavano i violenti ricordi rivoluzionari — una connessione che era stata trovata già da anni, e contro la quale il signor Sturge nulla aveva mai avuto a che ridire.

Gli operai non volevano lasciar togliere il nome e allorchè Sturge non ebbe ottenuto i voti sufficienti, il leale quacchero con la minoranza uscì dalla sala e costituì una «Associazione per il suffragio universale» formata della borghesia radicale. Questi ricordi erano divenuti in breve così avversi al borghese ancor poco tempo innanzi giacobino, che egli stesso mutò il nome di suffragio universale (universal suffrage) in quello ridicolo di suffragio completo (complete suffrage!) Gli operai ne risero e continuarono la loro via tranquilli.

Da questo momento il Cartismo fu una cosa nettamente operaia, libera da tutti gli elementi borghesi. I giornali completi — Weekly Dispatch, Weekly Chronicle, Examiner, ecc. — a po' per volta caddero nel fare sonnolento degli altri giornali liberali, difendevano la libertà di commercio, attaccavano íl bill delle dieci ore e tutte le mozioni esclusivamente operaie ed in generale mettevano in poco risalto il radicalismo. La borghesia radicale si unì in tutti i conflitti con i liberali contro i cartisti ed elevò a proprio compito principale la questione della legge sul grano, che per gli inglesi è la questione della libera concorrenza. Perciò cadde sotto il dominio della borghesia liberale e fa ora la parte più lagrimevole.

Gli operai cartisti si interessarono con raddoppiato calore a tutte le lotte del proletariato contro la borghesia.

La libera concorrenza ha procacciati troppi dolori agli operai da divenire loro odiosa; i rappresentanti di essa sono i loro nemici dichiarati. L'operaio ha soltanto da attendersi svantaggio dalla completa liberazione della concorrenza. Le domande sinora fatte, il bill delle dieci ore, la protezione dell'operaio contro i capitalisti, buon salario, posto garantito, abolizione della nuova legge sui poveri, tutte cose le quali appartengono essenzialmente per lo meno al cartismo come i «sei punti», vanno in via diretta contro la libera concorrenza e il libero commercio. Nessuna meraviglia adunque che gli operai, cosa che tutta la borghesia inglese non può concepire, non ne vogliano sapere di libera concorrenza, di libertà di commercio, d'abolizione della legge sul grano e che sieno per lo meno di fronte all'ultima indifferentissimi, ma inaspriti al più alto grado contro i suoi difensori.

Questa è appunto la questione in cui il proletariato si divide dalla borghesia, il cartismo dal radicalismo e un'intelligenza borghese questo non può concepire perché essa non può comprendere il proletariato.

Ma v'è anche la differenza tra la democrazia cartista e tutte le democrazie politiche borghesi finora esistite. Il cartismo è sostanzialmente di sua natura sociale. I «sei punti» che per la borghesia radicale sono tutto, e che al più possono provocare alcune riforme della costituzione, per il proletariato sono soltanto il mezzo.

«La lotta politica il nostro mezzo, la felicità sociale il nostro fine». Questo è il motto chiaramente pronunciato dai cartisti.

La «questione del coltello e della forchetta» del pastore Stephens fu una verità per una parte dei cartisti del 1838; lo è per tutti nel 1845. Non v'è più un uomo soltanto politico tra i cartisti. E se pure il loro socialismo è poco sviluppato, se sinora il mezzo principale contro la miseria consiste nella divisione della proprietà fondiaria (allottment-system) che è già superata dall'industria, (vedi prefazione), se generalmente le loro maggiori proposte pratiche (protezione degli operai) sono all'apparenza di natura reazionaria, v'è già in questa disposizione da una parte stabilita la necessità che essi o ricadano di nuovo sotto il potere della concorrenza e rimovino l'antico stato o debbano apportare la cessazione della concorrenza; e d'altro lato l'odierno stato poco chiaro del cartismo, lo staccarsi dal pretto partito politico, fa in modo appunto che i caratteri distinti del cartismo, caratteri che stanno nel suo lato sociale, devono essere più oltre sviluppati.

L'avvicinamento al socialismo non può mancare, specie se la prossima crisi, che al più tardi seguirà all'odierna animata condizione dell'industria e del commercio, nel 18476, ma che probabilmente deve seguire nell'anno prossimo, specie se adunque la prossima crisi, che supererà tutte per asprezza e furore, per la miseria spingerà gli operai sempre più verso la lotta sociale in luogo di quella politica. Gli operai otterranno la loro Carta, questo è naturale; ma fino allora essi sapranno chiaramente quello che possono conseguire con la Carta e ciò essi sanno ancor poco.

Frattanto va innanzi pure l'agitazione socialista. Il socialismo inglese qui viene in campo, in quanto che influisce sulla classe operaia. I socialisti inglesi domandano l'introduzione graduale della comunità dei beni in associazioni coloniche (Heimaths colonien) da due a tremila uomini, che esercitano l'industria e l'agricoltura, eguali diritti ed eguale istruzione agevolezza del divorzio e introduzione di un governo consentaneo con la più completa libertà d'opinione e l'abolizione delle pene che devono venir compensate con un ragionevole trattamento del delinquente. Queste sono le domande pratiche — i principii teorici qui non ci interessano.

Il socialismo proviene da Owen, un fabbricante, e, mentre non capisce la causa, del contrasto tra la borghesia e il proletariato, agisce perciò nella sua forma con molta indulgenza verso la borghesia e con molta ingiustizia verso il proletariato.

I socialisti sono quindi docili e pacifici, riconoscono le condizioni esistenti, cattive come sono, per giuste, disapprovano qualsiasi altra via che quella della pubblica persuasione e sono contemporaneamente così astratti, ch'essi mai nell'odierna forma dei loro principii, guadagnerebbero tale pubblica persuasione. Per giunta deplorano di continuo la demoralizzazione delle classi inferiori, sono ciechi di fronte all'elemento progressivo in questa decomposizione dell'ordine sociale e non riflettono che la demoralizzazione dell'interesse privato e dell'ipocrisia delle classi dirigenti è molto più grave. I socialisti inglesi non riconoscono alcun sviluppo storico e quindi vogliono senz'altro, senza proseguire la politica sino al fine, ove essa stessa si annulla, tramutare la nazione in Stato comunista. Essi comprendono a dir il vero per qual ragione l'operaio è esacerbato contro la borghesia, ma reputano tale inasprimento, che è il solo mezzo per condurre oltre gli operai, per infruttuoso e ne predicano uno ancor molto più infruttuoso per le presenti condizioni inglesi; filantropia e amore generale. Essi riconoscono soltanto lo sviluppo psicologico, lo sviluppo dell'uomo astratto, che sta all'infuori di qualsiasi relazione con il passato, quando nondimeno tutto il mondo dipende dal passato e con esso il singolo uomo. Quindi i socialisti inglesi sono troppo eruditi, troppo metafisici e fanno poco. Essi si reclutano in parte nella classe operaia, della quale però essi hanno convinta soltanto una piccolissima parte, in vero la più istruita e di più carattere.

Nella sua odierna forma il socialismo non potrà mai divenire bene comune della classe operaia; esso si dovrà umiliare, per fino a retrocedere al punto di vista cartista; ma il vero socialismo proletario passato attraverso il cartismo depurato dai suoi elementi borghesi, come esso odiernamente si sviluppa presso molti socialisti e molti capi cartisti, i quali sono quasi tutti socialisti7, assumerà in breve una azione significante nello sviluppo storico del popolo inglese. Il socialismo inglese, che nella sua base va oltre al comunismo francese, ma nello sviluppo rimane ad esso indietro, dovrà rimontare al punto di vista francese per appresso sopraffarlo.

Sino allora i francesi andranno molto oltre invero con il loro sviluppo. Il socialismo è contemporaneamente l'espressione più recisa della irreligiosità dominante tra gli operai, espressione così recisa che gli operai senza coscienza, soltanto irreligiosi praticamente, spesso si ritraggono dal terrore innanzi alla sua asprezza. Ma pur qui la miseria costringe gli operai a rinunciare ad una credenza della quale essi di più in più capiscono che serve soltanto a farli deboli e rassegnati al loro destino, ubbidienti e fedeli di fronte alla classe che li smunge.

Noi vediamo adunque che il movimento operaio è diviso in due sezioni, in cartisti e socialisti. I cartisti sono rimasti indietro nè sono gran che sviluppati, ma effettivi e veri proletarii, i rappresentanti del Proletariato. I socialisti guardano più oltre, propongono mezzi pratici contro la miseria, ma originariamente provengono dalla borghesia e perciò non sono in condizione di amalgamarsi con la classe operaia. La fusione del socialismo con il cartismo, la riproduzione del comunismo francese alla guisa inglese, è prossima ed in parte è già incominciata. Quindi, se ciò andrà ad effetto, la classe operaia inglese sarà realmente la dominatrice — lo sviluppo politico e sociale frattanto procede e favorirà questo nuovo partito che si va formando, questo progresso infine del Cartismo.

Queste diverse sezioni di operai spesso unite, spesso divise — membri delle unioni, cartisti e socialisti hanno fondato di loro propria iniziativa, un gran numero di scuole e delle sale di lettura per elevare l'educazione intellettuale. Ogni istituzione socialista, e quasi ogni istituzione cartista ha tale istituto, e ne hanno anche unioni di singoli mestieri. Qui viene data ai ragazzi una vera educazione proletaria, libera da ogni influenza della borghesia e nelle sale di lettura vi sono soltanto, o quasi, giornali e libri proletarii. Questi istituti sono troppo pericolosi per la borghesia la quale riuscì a sottrarre un certo numero di simili istituti, le «Mechanics istitutions» all'influenza proletaria e a tramutarli in organi per la diffusione tra gli operai delle scienze utili alla borghesia. Vi vengono insegnate ora le scienze fisiche, che tolgono gli operai dall'opposizione contro la borghesia e danno forse loro in mano il mezzo di fare delle scoperte che fruttano quattrini alla borghesia — mentre all'operaio le cognizioni naturali sono in fatto inutili, poiché egli non una sola volta nella sua grande città e nel lungo lavoro è in caso di osservare la natura; qui viene predicata l'economia nazionale il cui idolo è la libera concorrenza ed il cui solo risultato per l'operaio è questo, che egli non può fare nulla di più ragionevole che morire per fame nella rassegnazione più tranquilla; qui tutta la educazione è docile, malleabile, serva, è diretta verso la politica e la religione dominante, di modo che, specie per l'operaio, è una continua predica, di pacifica ubbidienza e passività di rassegnazione nel suo destino.

Naturalmente la massa degli operai non vuol saperne di queste istituzioni e passa nelle sale di lettura proletarie e alle discussioni delle condizioni che direttamente riguardano il suo interesse — e quindi la borghesia presuntuosa dice il Dixi et salvavi e si volge altrove con disprezzo verso una classe «la quale preferisce ad una solida educazione gli appassionati furori di demagoghi maligni».

Che gli operai d'altra parte abbiano inclinazione pure per la «educazione solida» quando viene impartita non frammista alla sapienza interessata della borghesia, lo provano le frequenti letture su temi di scienze naturali, di estetica, di economia nazionale che sono tenute e molto frequentate in tutti gli istituti proletarii, specie nei socialistici. Io ho udito parlare qualche volta operai, i cui vestiti di velluto non volevano più stare assieme, con più conoscenza di cose geografiche, astronomiche od altre di qualche istruito borghese tedesco. Assai spesso è avvenuto al proletario inglese di acquistarsi una cultura indipendente, la qual cosa mostra in ispecie che le opere di grande valore della nuova letteratura poetica, filosofica e politica vengono lette quasi soltanto da operai. Il borghese, il quale è servo della condizione sociale e dei pregiudizii che sono uniti a questa, teme, benedice, si fa il segno della croce innanzi a tutto quello che fonda realmente un progresso; il proletario in cambio ha gli occhi aperti e studia con piacere e successo.

In questo rapporto i socialisti in ispecie hanno fatto per l'educazione del proletariato moltissimo, essi hanno tradotto i materialisti francesi Helvetius, Holbach, Diderot, ecc., ed hanno in edizioni economiche diffuse le migliori opere inglesi. Soltanto tra i proletarii circolano la Vita di Gesù di Strauss e la Proprietà di Proudhon. Shelley, il geniale poeta Shelley e Byron con il suo fuoco sensuale e con le sue amare satire sull'odierna società, hanno il maggior numero di lettori tra gli operai; i borghesi possiedono soltanto l'edizioni castrate «family editions» che proteggono come si deve la morale ipocrita dell'oggi.

I due grandi filosofi pratici degli ultimi tempi, Bentham e Godwin, sono, specie l'ultimo, quasi esclusiva proprietà del proletariato; se Bentham possiede pure una scuola tra la borghesia radicale, nondimeno soltanto ai socialisti ed al proletariato fu dato sviluppare da lui un progresso. Il proletariato s'è formato su queste basi una propria letteratura, che consiste nella maggior parte in giornali ed opuscoli e come contenuto va molto oltre a tutta la letteratura borghese.

Di questo un'altra volta.

Ancora una cosa è da notarsi: gli operai di fabbriche e tra essi specie quelli dei distretti di cotone, formano l'anima del movimento operaio. Lancashire e specialmente Manchester sono la sede della più forte unione operaia, il punto centrale del cartismo, il paese che annovera il numero maggiore di socialisti. Come il sistema a fabbriche li spinge in un solo ramo di lavoro, tanto più gli operai prendono parte al movimento; come più aspro si fa il contrasto tra operai e capitalisti, tanto più il sentimento proletario si sviluppa e si acuisce nell'operaio.

I piccoli mastri di Birmingham, quantunque soffrano delle crisi, stanno nondimeno in un mezzo fatale tra il cartismo proletario ed il radicalismo bottegaio. Ma in generale tutti gli operai dell'industria sono o per l'una o per l'altra forma di rivolta contro il capitale e la borghesia e sono tutti d'accordo nell'affermare che essi quali working-men — un titolo del quale sono orgogliosi e che è l'apostrofe abituale delle assemblee cartiste — formano una sola classe con particolari interessi e principii, con speciali vedute di fronte a tutti i proprietarii ed insieme che in essi riposa la forza e la capacità di sviluppo della nazione.


Note

1. Questi operai vengono chiamati thugs alla guisa del popolo delle Indie Orientali, la cui professione particolare è l'assassinio di tutti i forestieri che cadono nelle sue mani.

2. Qual sorta di “selvaggia giustizia„ (wild-justice) deve essere stata nel cuore di questi uomini, da eccitarli con freddo esame, raccolti in assemblea a condannare alla morte del traditore e del disertore il loro fratello di lavoro quale disertore della propria classe e della causa di questa, a giustiziarlo, poichè un pub_ blico giudice ed un carnefice non lo fanno, per mezzo di un boia segreto, come al tempo dell'antica vehema o del tribunale segreto dell'evo cavalleresco, il quale a questo modo si rinnova d'improvviso e più di una volta d'improvviso si presenta all'occhio stupefatto della gente, non vestito del giaco di maglia. ma della giacca di velluto, non raccolto nelle foreste westfalielie ma nella lastricata Gallowgate di Glasgow!

Tale sentimento deve essersi molto allargato e fatto forte tra la massa, se pure soltanto nella sua forma più acuta può presumersi in pochi!„ Carlyle, Chartism, pag. 40.

3. Ure, The Philosophy of Manifactures, pp. 366 sgg.

4. Nell'angolo di Cross Lane e Regent Road - vedi il piano di Manchester.

5. Noi abbiamo veduto come gli operai presero ciò a cuore.

6. (1892) S'è puntualmente verificata.

7. (1892) Socialisti naturalmente in senso generale non in quello speciale oweniano.


Ultima modifica 2019.09.30