La coscienza politica dell'economia
Il compito immediato della scienza
Il metodo dialettica della politica
Necessità e coscienza dell'azione politica
La valutazione rigorosa della politica
Il confronto dei fatti determinati
Lo sviluppo dei fatti determinati
Il quadro vivo dei fatti determinati
La necessità dei fatti determinati
Il controllo dei fatti determinati
La dura realtà dei fatti determinati
Solo una corretta rappresentazione del processo reale può
cogliere la dialettica intercorrente tra il movimento oggettivo e
la volontà soggettiva. Nel Che fare?, del 1902,
Lenin critica Boris Kricevski, del gruppo Raboceie
Dielo, il quale pensa di distinguersi dall'
economicismo con la seguente formulazione: Quale
socialdemocratico ignora che, secondo la dottrina di Marx
e di Engels, gli interessi economici delle diverse classi hanno
una funzione decisiva nella storia e che, per conseguenza, in
particolare la lotta del proletariato per i suoi interessi economici
deve avere somma importanza per il suo sviluppo di classe
e la sua lotta liberatrice?.
Il commento di Lenin va subito al sodo: Questo
per conseguenza è assolutamente fuori posto. Dal
fatto che gli interessi economici esercitano una
funzione decisiva non consegue affatto che la lotta economica
(professionale) sia di sommo interesse, perché gli interessi
essenziali, decisivi delle classi possono essere
soddisfatti solamente con trasformazioni politiche radicali, e,
particolarmente, l'interesse economico fondamentale del proletariato
può essere soddisfatto solamente con una rivoluzione politica
che sostituisca alla dittatura della borghesia la dittatura
del proletariato.
L'esempio citato da Lenin dimostra come una concezione non
dialettica del rapporto tra economia e politica porti ad una
conclusione meccanicistica. Scrive che B. Kricevski ripete il
ragionamento la politica segue l'economia,
analogo a quello del bernsteiniano tedesco L. Woltmann per cui
gli operai devono acquistare forza economica prima
di pensare alla rivoluzione politica.
Lenin entra in merito all'accusa che gli viene fatta di
sottovalutare l'importanza dell'elemento oggettivo e
spontaneo dello sviluppo a causa del suo dottrinarismo
nelle questioni tattiche e dei suoi piani
soggettivi. Cosa significa, si chiede Lenin,
sottovalutare l'oggettivo? Senza dubbio nel dimenticare
che lo sviluppo oggettivo crea o consolida, rovina o indebolisce
queste o quelle classi, strati sociali, gruppi, nazioni, gruppi
di nazioni, ecc., ecc., determinando per ciò stesso questo o
quel raggruppamento politico internazionale di forze,
questa o quella posizione dei partiti rivoluzionari, ecc.. Il
rapporto tra oggettività e soggettività e tra spontaneità e
coscienza è, in questo caso, il rapporto tra economia e
politica.
È di estrema importanza teorica e pratica vedere come Lenin
imposta questo rapporto. Dimenticare, dice, che lo sviluppo
oggettivo determina i mutamenti nelle classi e nelle nazioni è
certamente un errore ma non nel senso spesso inteso. Anzi: Ma
in tal caso, il suo errore consisterà nell'avere sottovalutato
non già l'elemento spontaneo ma, al contrario, l'elemento
cosciente, poiché gli sarà mancata la coscienza
necessaria all'esatta comprensione dello sviluppo
oggettivo.
Lenin precisa ancora: Se certi elementi
spontanei dello sviluppo sono accessibili in
generale alla coscienza umana, l'errata valutazione di essi
equivarrà a una sottovalutazione dell'elemento
cosciente. E se sono inaccessibili, noi non li conosciamo e
non ne possiamo parlare.
L'aver sottolineato che, comunque, l'errore risiede nella
coscienza dell'azione è un importante aspetto della teoria del
partito e dello Stato.
Senza teoria rivoluzionaria non c'è movimento rivoluzionario:
questa formula di Lenin può essere letta, alla luce dei passi
del Che fare? che stiamo citando, come un aspetto
della coscienza politica dell'economia.
Lo sviluppo oggettivo rende possibile la
conoscenza della sua evoluzione e, di conseguenza, rende
possibile l'azione dell'elemento cosciente. Se
manca questa azione è perché vi è stata una sottovalutazione
della scienza.
Lenin aveva già affrontato questi aspetti importanti della
teoria del partito e dello Stato nella sua polemica con il
populismo russo, nell'opera Cosa sono gli amici del
popolo del 1894: Non si può dare la parola
d'ordine della lotta senza studiare in tutti i particolari
ogni singola forma di questa lotta, senza seguirne ogni
passo, mentre essa compie il passaggio da una forma
all'altra al fine di sapere in ogni momento definire la
situazione, senza perder di vista il carattere generale della
lotta, il suo scopo generale, l'abolizione completa e definitiva
di ogni sfruttamento e di ogni oppressione.
Appunto: senza teoria rivoluzionaria, o scienza, non vi può
che essere azione che sia conseguente al processo oggettivo, che
sia rivoluzionaria proprio perché risponde al necessario corso
della realtà e non perché obbedisce ad un ideale utopistico.
Non a caso Lenin affida alla teoria, o scienza, il compito di
studiare tutti i particolari di ogni singola
forma di lotta, tutti i passaggi da una
forma all'altra.
Solo la teoria, o scienza, non perde di vista il carattere
generale e lo scopo dell'azione.
La scienza ha un compito immediato. Lenin lo ricorda: Per
conseguenza, il compito immediato della scienza, secondo
Marx, è di dare la vera parola d'ordine della lotta,
vale a dire di saper rappresentare obiettivamente questa
lotta come prodotto di un determinato sistema di
rapporti di produzione, di saper capire la necessità di
questa lotta, il suo contenuto, il corso e le condizioni del suo
sviluppo. La vera parola d'ordine della
lotta: la coscienza politica dello sviluppo
oggettivo.
Lenin critica la concezione ristretta del marxismo,
dei Marxisti legali la quale lascia in
disparte la dottrina della lotta di classe e lo
scopo diretto dell'indagine, che è quello di portare
alla luce tutte le forme di antagonismo e di sfruttamento, per
aiutare il proletariato ad abbatterle.
La teoria di Marx unisce in sé un'altissima e
rigorosa scientificità con lo
spirito rivoluzionario.
Scienza ed azione rivoluzionaria sono fuse intrinsecamente
e inscindibilmente nella teoria stessa. Lenin difende
il carattere scientifico del marxismo proprio perché lo presenta
come la scienza della lotta di classe. Il suo compito è già
definito. Deve Scoprire tutte le forme di
antagonismo, deve seguirne l'evoluzione
e deve mostrare il loro carattere
transitorio. Restano da eliminare gli equivoci sul
termine stesso di scienza.
Già Engels aveva risposto a Dühring che Marx non
ha mai pensato di dimostrare qualche cosa con le
triadi di Hegel, che Marx aveva soltanto studiato e
investigato il processo reale, che egli riconosceva come
unico criterio di una teoria la sua fedeltà alla
realtà.
Per sbarazzare il campo da ogni possibile equivoco sulla
scienza del marxismo è necessario precisare in cosa il metodo di
Marx si distingua dalla dialettica hegeliana: ciò che
Marx ed Engels chiamavano metodo dialettica - in
contrapposto al metodo metafisico - non è null'altro
che il metodo scientifico in sociologia, consistente nel
considerare la società come un organo vivente, in continuo
sviluppo.... Lenin richiama il poscritto alla seconda
edizione del Capitale: In questo poscritto
Marx dice che il metodo da lui applicato nel Capitale
era stato mal compreso.
Marx, contro i recensori tedeschi che gridano alla
sofistica hegeliana, cita la esposizione del
suo metodo dialettica fatta dal Viestnik Evropy di
Pietroburgo. In questa esposizione si dice che a Marx importa
trovare la legge dei fenomeni che sta indagando,
e per lui è importante soprattutto la legge del loro mutamento,
del loro sviluppo, del trapasso dei fenomeni da una forma
nell'altra, da un ordinamento dei rapporti sociali nell'altro.
Attraverso un'indagine scientifica, a Marx è del
tutto sufficiente dimostrare, insieme alla necessità dell'ordine
esistente, la necessità di un ordine nuovo nel quale il primo
deve trapassare inevitabilmente, del tutto indifferente
rimanendo che gli uomini vi credano o non vi credano, che essi ne
siano o non ne siano coscienti.
La ricostruzione che Lenin fa del metodo dialettico ci
permette di precisare che il marxismo supera il meccanicismo
presente nella storia della scienza. Proprio perché Marx considera
il movimento sociale come processo di storia naturale retto
da leggi che determinano la volontà, la coscienza e
le intenzioni degli uomini, egli pone l'esigenza di un'analisi
scientifica dei vari gradi di sviluppo.
Marx nega proprio l'idea che le leggi della vita
economica siano identiche sia per il passato che per
l'avvenire. Al contrario ogni periodo storico ha le sue leggi
proprie. La vita economica ci offre un fenomeno analogo a quello
della storia dello sviluppo negli altri settori della
biologia. Lenin precisa, in questo passo, la
specificità delle leggi di sviluppo. Ogni periodo ha leggi
specifiche: il metodo dialettico si impone sulla concezione
meccanicistica che non vede la legge del
mutamento dei fenomeni indagati.
Il richiamo alla storia dello sviluppo della biologia è
preciso. Lenin vi ritorna: Gli economisti del passato,
quando confrontavano le leggi economiche con le leggi della
fisica e della chimica, non ne comprendevano la natura.
Un'analisi più profonda dimostra che la distinzione fra
i vari organismi sociali è altrettanto profonda quanto
quella fra gli organismi vegetali e gli organismi
animali. Marx, proponendosi di studiare l'ordinamento economico
capitalistico da questo punto di vista, non fa che
formulare con rigore scientifico lo scopo che deve
proporsi ogni indagine precisa della vita economica. il
metodo dialettico della politica parte, con Marx, dal punto più
alto raggiunto dalla scienza.
Così come gli economisti del passato sbagliavano a paragonare
le leggi economiche alle leggi della fisica invece che alle leggi
della biologia, come ha ricordato Lenin, potremmo dire che
altrettanto errato è paragonare il determinismo economico al
determiniamo meccanicista invece che al determinismo biologico.
Nel Che cosa sono gli amici del popolo, Lenin
spiega cosa significhi determinismo per il marxismo. La morale
piccolo-borghese, temendo di essere scalzata nelle sue basi,
riduce a caricatura l'idea del determinismo. Immagina che, per
l'idea del determinismo, gli uomini politici siano marionette
mosse dalle leggi immanenti della necessità
storica. Potremmo dire che è una caricatura di tipo
meccanicista.
Commenta giustamente Lenin: Sta di fatto che
quest'idea del conflitto tra il determinismo e la
morale, tra la necessità storica e l'importanza
dell'individuo, è uno dei trastulli preferiti del filosofo
soggettivista. Egli ha imbrattato a questo proposito
montagne di carta e detto un cumulo di sciocchezze sentimentali
piccolo-borghesi per appianare questo conflitto a vantaggio
della morale e della funzione dell'individuo.
In realtà, dice Lenin, non c'è nessun conflitto tra la
determinazione dell'azione e la coscienza dell'azione stessa. L'idea
del determinismo, stabilendo la necessità delle azioni
umane, rigettando la favola sciocca del libero arbitrio, non
sopprime affatto la ragione, né la coscienza dell'uomo,
né l'apprezzamento delle sue azioni. All'opposto, soltanto dal
punto di vista del determinismo è possibile dare un
apprezzamento rigoroso e giusto, invece di attribuire
tutto ciò che si vuole al libero arbitrio.
Lenin afferma una tesi di estrema importanza: solo dal punto
di vista del determinismo si può valutare rigorosamente l'azione
politica perché la si deve rapportare alla oggettiva necessità
e la si può sottrarre alla soggettività e alla volubilità del
libero arbitrio.
Lenin sviluppa in profondità la tesi: Nello stesso
modo anche l'idea della necessità storica non
compromette per nulla la funzione dell'individuo nella
storia. tutta la storia si compone appunto delle azioni di
individui che sono indubbiamente dei fattori attivi. La
questione reale che sorge quando si deve giudicare
l'attività sociale di un individuo, consiste nel sapere in quali
condizioni il successo è assicurato a questa attività? quali
sono le garanzie che questa attività non rimanga un atto isolato,
sommerso in una marea di atti contrastanti?.
Sono qui stabiliti i criteri di giudizio dell'azione politica
espressa dalle lotte delle classi.
Lenin afferma l'esigenza di una valutazione rigorosa e
stabilisce i criteri che la rendono possibile. La valutazione
rigorosa dell'attività deve partire anch'essa dal principio
stabilito da Marx e che è alla base della scoperta scientifica
nella concezione materialistica della politica: non
è la coscienza degli uomini che determina il loro
essere, ma è, al contrario, il loro essere
sociale che determina la loro coscienza
E ancora: Come non si può giudicare un uomo dall'idea
che egli ha di se stesso, così non si può giudicare
una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che
essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa
coscienza con le contraddizioni della vita materiale,
con il conflitto esistente tra le forze produttive e i
rapporti di produzione....
Commenta Lenin nel Che cosa sono gli amici del
popolo: quest'idea del materialismo in
sociologia era già, di per sé, un'idea geniale.
Abbiamo riportato il noto passo di Marx per collegarlo al
giudizio di Lenin proprio in riferimento alla valutazione
dell'azione. Marx afferma che non si può giudicare un
uomo dall'idea che egli ha di se stesso e che
è l'essere sociale a determinare la coscienza. È chiaro che,
secondo Marx, la coscienza determinata non rende possibile quella
valutazione rigorosa indicata da Lenin. Il problema
sembra insolubile.
Ma ecco come Lenin lo vede risolto nella teoria di Marx: L'analisi
dei rapporti sociali materiali (vale a dire dei rapporti che si
formano senza passare attraverso la coscienza degli uomini:
scambiando i prodotti, gli uomini entrano in rapporti di
produzione, anche senza essere consci che qui si ha un rapporto
sociale di produzione) ha subito reso possibile di rilevarne
la reiterabilità e la regolarità e di generalizzare gli ordinamenti
di diversi paesi in modo da giungere ad un unico concetto
fondamentale di formazione sociale. La scienza
analizza i rapporti sociali materiali che si formano senza
passare attraverso la coscienza degli uomini.
Abbiamo già visto che, per Lenin, si può valutare
rigorosamente l'azione politica perché la si può rapportare
all'oggettiva necessità. Anzi, la valutazione deve essere
rapportata all'oggettiva necessità per sottrarla alla
soggettività. La valutazione, per sua natura, è un atto
soggettivo. Possiamo dire che è un atto di coscienza; come può
evitare di essere un atto soggettivistico?
Lenin critica così i soggettivisti: Fino a quando
costoro si limitarono ai rapporti sociali ideologici
(cioè a quei rapporti che prima di formarsi passano
attraverso la coscienza degli uomini) non potevano
notare la reiterabilità e la regolarità dei fenomeni
sociali nei diversi paesi, e la loro scienza, nel migliore dei
casi, era soltanto una descrizione di questi fenomeni, una scelta
di materiale greggio.
La valutazione rigorosa dell'azione politica comportava la
preliminare analisi rigorosa della oggettiva necessità. La
libertà, dice Engels, è la coscienza della necessità.
Abbiamo già visto che compito della scienza è quello di
analizzare i rapporti sociali che si formano senza
passare attraverso la coscienza degli uomini; è,
appunto, quello di scoprire le leggi che reggono lo sviluppo
sociale come un processo di storia naturale. Se fosse vero che,
come sostengono i populisti soggettivisti in Russia e alcune
correnti del revisionismo in Occidente, lo sviluppo sociale si
distingue dallo sviluppo che ha luogo nella storia naturale, non
sarebbe possibile l'analisi scientifica dei rapporti sociali. I
rapporti sociali dovrebbero essere analizzati proprio attraverso
la coscienza degli uomini; si dovrebbe capovolgere Marx e giudicare
un uomo dall'idea che egli ha di se stesso e una epoca
dalla coscienza che essa ha di se
stessa.
Inoltre, si dovrebbe affermare che tutti i rapporti sociali si
formano attraverso la coscienza degli uomini. Ed è qui che la
concezione soggettivistica non riesce ad andare avanti, dopo che
è dimostrata l'esistenza di rapporti sociali che si instaurano
al di fuori della coscienza degli uomini ed è giustificata,
nello stesso tempo, la necessità di scoprire il meccanismo o
legge che li regola. La concezione soggettivistica rimane
prigioniera della coscienza che essa ha di se
stessa.
La realtà sociale non è un'idea. Lenin lo scrive
chiaramente: Se l'elemento cosciente ha una funzione
così subordinata nella storia della civiltà, è ovvio
che la critica che ha per oggetto la civiltà stessa men
che mai potrà prendere a fondamento una qualsiasi forma
o un qualsiasi risultato della coscienza. E
precisa: Il che significa che non l'idea, ma solo il
fenomeno esterno, oggettivo, può servirle come punto di
partenza. L'indicazione è preziosa, anche in
riferimento alla valutazione rigorosa della politica.
Vediamo, per ora, come Lenin imposta il metodo: La
critica deve consistere nel raffrontare, nel
comparare un fatto determinato non con l'idea,
ma con un altro fatto; per essa importa soltanto che
entrambi i dati di fatto vengano indagati nel modo più esatto
possibile e che costituiscano differenti momenti di sviluppo
l'uno in confronto all'altro; inoltre è particolarmente
necessario che venga indagata con altrettanta esattezza tutta
la serie degli ordinamenti noti, la loro successione e il
nesso nel quale si presentano i vari gradi dello
sviluppo.
Il confronto di un fatto determinato con un altro fatto
determinato: ecco l'applicazione della concezione materialistica
della politica nella valutazione rigorosa dell'azione.
Un confronto dei fatti determinati che si limitasse ad un
paragone statico non avrebbe valore scientifico. Il raffronto
empirico fra due fatti non analizza la realtà perché non la
vede nello sviluppo, nel processo, nel progresso appunto.
La statistica sociale è un esempio di raffronto empirico e
statico fra due fatti. La statistica economica non è la storia
economica, ossia la ricostruzione dei differenti
momenti di sviluppo l'uno in confronto
all'altro.
La statistica sociale ed economica, per sua natura, non può
sostituire il confronto dinamico dei fatti determinati. Può
costituire uno strumento dell'analisi ma non può riassumerla o,
tanto meno, sostituirla.
Nel Che cosa sono gli amici del popolo, Lenin
affronta la questione dell'analisi dei fatti determinati. Scrive:
Infatti, incominciare col domandarsi
che cos'è la società e che cos'è il progresso,
significa incominciare dalla fine. Dove prenderete voi
il concetto di società e di progresso in generale, se non
avete ancora studiato neppure una formazione sociale
in particolare, se non avete neppure saputo stabilire
questo concetto, se non avete neppure saputo
intraprendere un serio studio dei fatti, un'analisi
obiettiva di uno qualunque dei rapporti sociali?.
Uno studio serio dei fatti non è, ovviamente, quello del
confronto empirico e statico, ma quello del nesso fra i vari
gradi dello sviluppo dei fatti. È un procedimento inverso al
seguente: Questo è il contrassegno più evidente della
metafisica, dalla quale incominciava ogni scienza: finché non si
riusciva a intraprendere lo studio dei fatti, si inventavano
sempre, a priori, delle teorie generali, sempre rimaste
infeconde.
Lenin illustra così il procedimento metafisica: Il
chimico metafisico, non sapendo ancora indagare di fatto
i processi chimici, inventava una teoria che rispondesse
alla domanda: che forza è l'affinità chimica? Il
biologo metafisico dissertava intorno alla questione:
che cosa sono la vita e la forza vitale? Lo psicologo
metafisico ragionava intorno alla questione: che cos'è l'anima?.
Lenin afferma che: In questo campo il gigantesco
passo avanti compiuto da Marx è consistito appunto
nell'aver rigettato tutti questi ragionamenti intorno alla
società e al progresso in generale e nell'aver dato
invece l'analisi scientifica di una società e di un
progresso: della società e del progresso capitalistici.
Il gigantesco passo avanti fonda la
scienza: Ma ecco che Marx, dopo aver
enunciato questa ipotesi negli anni quaranta, intraprende lo
studio concreto (nota bene: concreto) del materiale. Egli prende
una delle formazioni economico-sociali - il sistema
dell'economia mercantile - e sulla base di una mole prodigiosa
di dati (che egli studiò per non meno di venticinque
anni) dà un'analisi minuziosissima delle leggi del
funzionamento di questa formazione e della sua evoluzione.
Lo studio concreto del materiale ha permesso la scoperta delle
leggi di sviluppo dei fatti determinati.
Gli avversari del materialismo storico hanno voluto vedere in
questa impostazione scientifica di analisi della realtà una
metafisica filosofia della storia, dove la successione degli
avvenimenti sarebbe concepita come evoluzione verso un fine.
Lenin nel Che cosa sono gli amici del popolo,
paragona l'approdo scientifico di Marx a quello di Darwin: Come
Darwin mise fine alla concezione secondo la quale le
specie animali e quelle vegetali non avevano nessun
legame fra loro, erano prodotti del caso,
creazioni di Dio. ed erano immutabili - e per
la prima volta portò la biologia su di un terreno del tutto
scientifico, stabilendo la variabilità delle specie e la
loro successione - così Marx mise termine alla
concezione che considerava la società come un aggregato
meccanico di individui, che ammette cambiamenti di tutti i generi
secondo la volontà di chi ne è a capo (o,
ciò che è lo stesso, secondo la volontà della
società e del governo), sorge e si trasforma accidentalmente,
e per la prima volta portò la sociologia su di un
terreno, scientifico, stabilendo il concetto di formazione economico-sociale
come complesso di determinati rapporti di produzione e
stabilendo che lo sviluppo di queste formazioni è un
processo storico naturale.
Il passaggio alla scienza, nello studio della natura e della
società, si ha quando i fenomeni naturali ed i fenomeni sociali
non sono più visti come aggregati prodotti dal caso e le
variazioni ed i mutamenti non sono più considerati accidentali.
La scoperta delle leggi di movimento è la scoperta del
meccanismo che regola un insieme di rapporti nella società, ad
esempio.
Dal punto di vista della concezione materialistica della
politica significa che è possibile trovare scientificamente una
regolarità nell'apparente caos dei fatti politici.
Lenin lo precisa: Oggi - dal momento della comparsa
del Capitale - la concezione materialistica
della storia non è più un'ipotesi, ma una tesi scientificamente
dimostrata, e finché non avremo un altro tentativo di spiegare
scientificamente il funzionamento e lo sviluppo di
qualche formazione sociale - appunto di una formazione sociale, e
non della vita quotidiana di un qualsiasi paese o
popolo, o anche di una classe, ecc. - finché non avremo
un altro tentativo che riesca a ordinare i fatti
corrispondenti, esattamente come ha saputo fare il materialismo,
che riesca a dare un quadro vivo di una data formazione, unito ad
una spiegazione rigorosamente scientifica di essa, fino ad allora
la concezione materialistica della storia sarà sinonimo
di scienza sociale.
È impossibile trovare in questo passo di Lenin qualcosa che
possa avvicinarsi ad una fede metafisica. La certezza scientifica
non può essere confusa con la sua negazione, dato che la fede è
una certezza ma non nella scienza. La certezza scientifica è
quella enunciata da Lenin.
Scrive: Il marxismo vede il suo criterio nella
formulazione e nella spiegazione teorica della lotta
delle classi sociali e degli interessi economici che si
sta svolgendo sotto i nostri occhi. Il marxismo si fonda
unicamente sui fatti della storia e della realtà russa;
esso costituisce altresì l'ideologia della classe lavoratrice,
ma spiega in modo completamente diverso i fatti universalmente
noti dello sviluppo e delle vittorie del capitalismo russo,
intende in modo completamente diverso i compiti che la
nostra realtà pone agli ideologi dei produttori diretti.
L'autore collega strettamente necessità
e fatti: perciò, quando il
marxista parla della necessità, dell'inevitabilità, del carattere
progressivo del capitalismo russo, egli muove da fatti universalmente
accertati, che, precisamente in forza di questo loro
carattere universalmente accertato, precisamente perché non
rappresentano delle novità, non vengono sempre citati; egli
dà una spiegazione diversa di quanto è stato detto e
ridetto nella pubblicistica....
A questo punto è utile richiamare un passo sulla necessità
esposto nel Che cosa sono gli amici del popolo: Si
può non essere d'accordo con Marx, ma non si può contestare che
egli ha formulato nel modo più netto delle concezioni
che costituivano una novità rispetto a
quelle dei socialisti precedenti. La novità consisteva
nel fatto che i socialisti precedenti, per motivare le
loro concezioni, ritenevano sufficiente mostrare l'oppressione
delle masse nel regime esistente, mostrare la superiorità
del regime nel quale ognuno avrebbe ricevuto ciò che
egli stesso avrebbe prodotto, mostrare che questo regime ideale
corrispondeva alla natura umana, al concetto di una
vita etico-nazionale, ecc..
Lenin dice che: Marx riteneva impossibile
accontentarsi di un simile socialismo. Egli non si
limitò a dare una definizione, un apprezzamento e un
giudizio del regime esistente, ma ne diede una spiegazione
scientifica, riconducendo questo regime esistente,
diverso nei diversi Stati europei e non europei, a una base
comune. alla formazione sociale capitalistica, e sottopose le
leggi del funzionamento e dello sviluppo di questa società ad
un'analisi obiettiva (dimostrò la necessità dello
sfruttamento in questo regime).
È lo stesso Lenin a sottolineare il termine necessità.
Questo termine, Marx lo ha sviluppato nella critica
all'utopismo e all'illuminismo.
Scrive: Nello stesso modo, egli non riteneva
possibile accontentarsi dell'affermazione che soltanto il regime
socialista corrisponde alla natura umana, come dicevano
i grandi socialisti utopisti. Con la stessa analisi obiettiva del
regime capitalistico egli dimostrò la necessità della
trasformazione di questo regime in regime
socialista.
Spesso, nella propaganda e nella agitazione ad opera della
scuola marxista, il termine necessità
assume un connotato oggettivistico. Lenin,
invece, lo ha definito con ben altri caratteri: Ecco la
fonte di quei riferimenti alla necessità che si possono
frequentemente incontrare nei marxisti. Marx ha fatto
riferimento alla necessità per formulare teoricamente la lotta
delle classi sociali. la necessità della
concezione materialistica della politica.
Nel primo capitolo troviamo la seguente osservazione di Lenin:
argomentazioni secondo cui il marxismo sarebbe legato
allo hegelismo, alla fede nelle triadi, nei dogmi e negli schemi
astratti che non richiedono il controllo dei fatti, nell'obbligo
per ogni paese di attraversare la fase del capitalismo, ecc.
sono vuote chiacchiere. In nota Lenin aggiunge: Parlo
naturalmente non dell'origine storica del marxismo, ma del suo
contenuto odierno.
La nota è importante perché compie una distinzione fra
origine e contenuto. Spesso nell'affrontare il rapporto
Hegel-Marx non viene considerato il processo di sviluppo e,
quindi, non viene considerato il rapporto fra l'origine e il
contenuto. L'esercitazione filologica può fornire elementi per
la storia della teoria marxista ma non permette di vedere la
differenza tra la sua origine storica e il suo contenuto odierno,
tra il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo.
Lenin insiste sul controllo dei fatti e
sostiene che il marxismo non si basa su dogmi e schemi astratti
che non richiedono il controllo dei
fatti. I marxisti, in quanto rappresentanti teorici
dei produttori diretti, parlano della
necessità e della inevitabilità del capitalismo partendo da fatti
universalmente noti ma danno una spiegazione
diversa da quella data dal populismo.
Cosa significa spiegazione diversa? Nel
secondo capitolo, Lenin si richiama a Engels, che nell'
Anti-Dühring osserva molto
acutamente che questo è il vecchio metodo psicologico: si confronta
il proprio concetto non con il fatto che esso rispecchia, ma con
un altro concetto, con il calco di un altro fatto.
Il marxista, di conseguenza, non confronta un concetto con un
altro concetto, non confronta l'ideale con
la scienza moderna ma confronta
l'ideale con gli esistenti
antagonismi di classe, e perciò lo formula non come esigenza
della scienza ma come esigenza di una
determinata classe generata da determinati rapporti sociali (di
cui si deve fare un'indagine obiettiva) e raggiungibile solo in
un determinato modo, grazie a determinate proprietà di
questi rapporti.
L'impostazione di Lenin è inequivocabile: Se non si
riconducono in questo modo gli ideali ai fatti, questi ideali
restano pii desideri, senza alcuna possibilità che la
massa li accetti e, quindi, li attui.
In questo modo, dice, i principi teorici generali impongono il
riconoscimento del materialismo come unico metodo giusto della
scienza sociale.
Tanto più che: secondo la concezione di Marx ed
Engels, la filosofia non ha alcun diritto a un'esistenza
autonoma separata, e il suo materiale si divide fra le varie
branche della scienza positiva.
Cosa vi sia alla base di questo ottimismo
sdolcinato Lenin si incarica di dimostrare proprio
rigettando uno dei tradizionali attacchi al marxismo: I
marxisti, parlando del capitalismo in Russia,
copiano schemi belli e fatti, ripetono come dogmi tesi
che sono ricalcate su condizioni completamente diverse.
La produzione capitalistica della Russia, il cui sviluppo e la
cui importanza sono irrisori (nelle nostre fabbriche e nelle
nostre officine sono occupati appena un milione e 400
mila lavoratori), viene estesa da essi alla massa dei
contadini che posseggono terra. Questa è una delle
obiezioni preferite nel campo liberal-populista.
In che modo risponde Lenin a tale obiezione? Si chiede se chi trae
le conclusioni più giuste da questi fatti è il
populista oppure il marxista il quale dice che
fantasticare su altre vie significa essere degli ingenui
romantici, perché la realtà dimostra nel modo più evidente che
la via è già stata scelta, che il dominio
del capitale è un fatto che non si può eludere con rimproveri
e condanne, un fatto con il quale possono regolare i
conti solo i produttori diretti?.
Sempre nel primo capitolo, aveva già osservato che: Tutti
questi fatti sono stati giustamente costatati ed esattamente
valutati sotto l'aspetto dello sfruttamento che essi
implicano. Ma già dalla descrizione fatta il lettore ha
certamente visto che il marxista spiega in modo completamente
diverso questi fatti.
Lenin sottolinea spiega, proprio a voler
sostenere che su fatti generalmente costatati e valutati vi può
essere una spiegazione completamente diversa. I fatti non
confrontabili scientificamente spiegano poco.
Lo aveva dimostrato Lenin alcune pagine prima a proposito del
progresso tecnico collegato alla borghesia: Il marxista
spiega questo fatto con i rapporti sociali degli uomini per la
produzione dei beni materiali, rapporti che si formano
nell'economia mercantile, rendono il lavoro una merce,
lo subordinano al capitale e ne elevano la
produttività. Egli vede qui non un fatto fortuito, ma un
prodotto necessario dell'ordinamento capitalistico della
nostra economia sociale. La via d'uscita si trova,
quindi, nello sviluppo degli antagonismi di classe
dell'ordinamento economico esistente.
Ed ecco la tagliente logica di Lenin: Ognuno capisce
che queste due spiegazioni sono diametralmente opposte,
che da esse scaturiscono due sistemi d'azione che si
escludono a vicenda. Il populista si riduce
ad una azione liberal-burocratica, che equivale
perfettamente alla filantropia, mentre il marxista si
affida alla dura lotta delle classi economiche.
Ecco un esempio: E, nondimeno, tutte le
argomentazioni populiste sono sempre fondate sul
presupposto contrario: la forza non sta dalla parte
della borghesia, ma dalla parte del 'popolo'.
Lenin reagisce: tutte queste sono stucchevoli menzogne,
da cima a fondo.
E prosegue: Il compito teorico fondamentale del
marxismo è di distruggere questa menzogna benintenzionata
e ispirata ad alti ideali. Il primo dovere di coloro
che vogliono cercare le vie verso la felicità umana
è di non ingannare se stessi, di avere il coraggio di
riconoscere apertamente la realtà. E quando gli ideologi della
classe lavoratrice capiranno questo e lo sentiranno
profondamente, allora riconosceranno che gli 'ideali non
devono consistere nel costruire vie migliori e più rapide, ma
nel formulare il compito e le mete della dura lotta delle
classi sociali....
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Ultima modifica 18.2.2001
La coscienza politica dell'economia
La teoria di Lenin dello Stato è strettamente collegata alla
teoria del partito. Alla base del Che fare? e di
Stato e rivoluzione c'è la concezione materialistica
della politica che imposta in termini scientifici il rapporto tra
struttura e sovrastruttura.
Il compito immediato della scienza
La sottovalutazione dell'elemento cosciente,
abbiamo visto, è l'assenza della consapevolezza necessaria all'esatta
comprensione dello sviluppo oggettivo. In altri
termini, è la mancanza della scienza accessibile
storicamente.
Il metodo dialettica
della politica
Nella prima parte del Che cosa sono gli amici del
popolo, Lenin si occupa della accusa banale che
attribuisce al marxismo la dialettica hegeliana, accusa
che, a quanto pare, è già stata abbastanza logorata
dai critici borghesi di Marx. Questi signori, i quali
non sono in grado di obiettare nulla di sostanziale contro la
dottrina, si sono aggrappati al modo di esprimersi di Marx, si
sono gettati contro l'origine della teoria, pensando in
questo modo di intaccarne l'essenza.
Necessità e coscienza dell'azione
politica
Precisando la specificità delle leggi di sviluppo della
formazione economico-sociale Lenin pone, nello stesso tempo,
anche la specificità della determinazione della politica. La
struttura economica determina la sovrastruttura politica: da
questa scoperta nasce il marxismo come scienza. In questo senso,
il marxismo è determinismo; ma è un determinismo che vede la legge
di mutamento nello sviluppo della formazione
economico-sociale, così come la vede nello sviluppo dei settori
della biologia.
La valutazione rigorosa della politica
La valutazione dell'azione politica è un'attività importante
della politica stessa, nel senso che valutare significa pensare
ed agire. Non esiste, quindi, attività politica che non sia,
nello stesso tempo, valutazione dell'altrui e del proprio agire.
In fondo, l'azione politica nel presente e nel futuro dipende
molto da quel tipo di valutazione.
Il confronto dei fatti determinati
Lenin, nel Che cosa sono gli amici del popolo,
ricorda ai soggettivisti, per i quali lo sviluppo sociale si
distingue dallo sviluppo nella storia naturale dato che l'uomo
persegue fini coscienti, che Marx considera il
movimento sociale come un processo di storia naturale
retto da leggi che non solo non dipendono dalla
volontà, dalla coscienza e dalle intenzioni degli
uomini, ma che, anzi, determinano la loro volontà, la loro coscienza
e le loro intenzioni.
Lo sviluppo dei fatti determinati
La comparazione di un fatto determinato con un altro fatto
determinato è possibile solo se entrambi i
dati di fatto vengono indagati nel modo più esatto
possibile, dice Lenin. È importante sottolineare un
altro aspetto della sua teoria. La comparazione richiede che i
fatti indagati costituiscano differenti momenti di
sviluppo l'uno in confronto all'altro.
Il quadro vivo dei fatti determinati
La comparazione di un fatto determinato con un altro fatto
determinato è possibile solo quando sono state scoperte le leggi
di sviluppo della formazione economico-sociale. In questo modo i
fatti sono analizzati nella loro successione, successione che non
è casuale accadimento bensì evoluzione nel tempo.
La necessità dei fatti determinati
A conclusione del primo capitolo de Il contenuto
economico del populismo e la sua critica nel libro del signor
Struve, del 1895, Lenin ritorna sul concetto di
comparazione di un fatto determinato con un altro fatto
determinato, concetto già esposto nel Che cosa sono gli
amici del popolo.
Il controllo dei fatti
determinati
Nel 1895 Lenin pubblica un lungo saggio dedicato ai
Riflessi del marxismo nella letteratura borghese,
ossia al libro di Pétr B. Struve sullo sviluppo economico della
Russia. Il titolo del saggio è Il contenuto economico del
populismo e la sua critica nel libro del signor Struve e
continua il lavoro di critica al populismo, anche se da un
particolare angolo visuale dato che l'oggetto di analisi è ora
Struve e il cosiddetto marxismo legale. L'Anti-Struve
è un'opera fondamentale per la concezione materialista della
politica. Vediamo come viene impiegato il concetto di fatto
determinato.
La dura realtà dei fatti determinati
Nell' Anti-Struve, del 1895, Lenin critica uno dei
tanti modi di non affrontare scientificamente la realtà. Struve
definisce il populismo un ottimismo sdolcinato.